I FRANCHI TIRATORI                                 


 
I FUCILATI DI FIRENZE (da LA PELLE di Curzio Malaparte)
 
  
   I ragazzi seduti sui gradini di S. Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all’obelisco, l’ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza,la squadra di giovani partigiani della divisione comunista “ Potente “, armati di mitra e allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l’uno sull’altro, parevano dipinti da Masaccio nell’intonaco dell’aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano, immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.
   I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, era quasi un bambino.
   C’era anche una ragazza fra loro: giovanissima, nera d’occhi, e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s’incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo, sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d’estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso, e qua e là screpolato, simile ai cieli del Masaccio negli affreschi del Carmine.
   Quando avemmo udito gli spari, eravamo a metà via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di Santa Maria Novella, alle spalle dell’ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro.
   Al cigolio dei freni delle due jeep, l’ufficiale non si mosse, non si voltò. Ma dopo un istante tese il dito verso uno di quei ragazzi, e disse:
   - Tocca a te. Come ti chiami?
   - Oggi tocca a me - disse il ragazzo alzandosi - ma un giorno o laltro toccherà a lei.
   - Come ti chiami ?
   - Mi chiamo come mi pare... 
   -  O che gli rispondi a fare a quel muso di bischero, gli disse un suo compagno seduto accanto a lui.
   - Gli rispondo per insegnargli l'educazione, a quel coso - rispose il ragazzo, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore.  Era pallido, e gli tremavano le  labbra. Ma rideva, con aria spavalda guardando fisso  l'ufficiale partigiano. 
   A un tratto i ragazzi presero a parlar fra loro ridendo.
   Parlavano con l'accento popolano di San Frediano,  di Santa Croce, di Palazzolo.
   L’ufficiale partigiano alzò la testa e disse:
   - Fa presto. Non mi far perdere tempo. Tocca a te.
   - Se gli è per non farle perdere tempo - disse il ragazzo con voce di scherno - mi sbrigo subito -
   E scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.
   - Bada di non sporcarti le scarpe ! - gli gridò uno dei suoi compagni, e tutti si misero a ridere.
   - Jack e io saltammo giù dalla jeep.
   - Stop! - urlò Jack.
   Ma in quell’istante il ragazzo gridò: - Viva Mussolini ! - e cadde crivellato di colpi .
 

LA "LIBERAZIONE" DI FIRENZE
Luca Tadolini (dal libro "I franchi tiratori di Mussolini")
 
 
    La resistenza dei franchi tiratori in Oltrarno aveva consentito un ulteriore ridispiegamento delle forze tedesche: ritirati i 200 uomini che tenevano la linea destra dell'Arno, la nuova linea difensiva corre ora lungo la linea del Mugnone, dell'argine ferroviario e dei viali periferici NOTA 1.
    Nel resto di Firenze non è più un solo soldato tedesco: rimangono solo i franchi tiratori.
    Tra i ruderi del Lungarno e nelle strette strade dell’antico centro storico la resistenza italo-fascista conta solo pochi elementi isolati. In pratica si rinuncia a dar battaglia nella zona monumentale, tra piazza della Signoria, il Duomo, Sant’Ambrogio e la Biblioteca Nazionale. Lo scatenarsi della potenza di fuoco alleata, a fronte di una difesa ad oltranza dietro le mura degli isolati medioevali, avrebbe potuto ripetere le devastazioni di Cassino.
    La presenza dei tiratori aumenta leggermente, nell’ordine di qualche decina, nelle vie periferiche del centro: nella specie i settori tra via Il Prato, via Alemanni, via Guelfa, via Cavour, via Pietrapiana. Gli uomini appostati in queste zone hanno il compito di creare uno stato di insicurezza e confusione tra gli invasori.
    E’ nei grandi viali antistanti e retrostanti la fascia ferroviaria che la compagine dei tiratori fiorentini  ha distribuito il grosso dei suoi spericolati volontari e la ragnatela delle sue invisibili postazioni: nella fascia che parte dallo scalo merci di Porta al Prato, passa per la Fortezza da Basso, poi per il Campo di Marte, fino ad arrivare all’Affrico NOTA 2. 
    Nel settore dei grandi viali e della ferrovia, i franchi tiratori hanno il vantaggio della copertura fornita dalla linea di difesa dei paracadutisti tedeschi. Questo elemento ha innanzitutto una grossa valenza psicologica sui franchi tiratori: non hanno alle spalle il fiume coi ponti distrutti come i loro camerati d’Oltrarno, e non sono isolati e facilmente circondabili come chi combatte nelle strade del centro. 
    Sui viali, i tiratori possono operare in maniera coordinata con i paracadutisti tedeschi in modo da creare dei campi di tiro incrociato [una tattica simile -si è visto- era stata utilizzata in Oltrarno, dove i fascisti erano appoggiati dalle mitragliatrici Spandau che, piazzate sulla riva nord del fiume,  prendevano d’infilata le strade perpendicolari al corso d‘acqua]. Di conseguenza, i nidi di franchi tiratori vengono disposti prevalentemente in corrispondenza dei maggiori centri di fuoco tedeschi. 
    Nella zona nord-est questo difesa reciproca ed incrociata fra parà tedeschi e franchi tiratori  risulta molto chiara. Il cavalcavia del Pino, è difeso da sei mitragliatrici  in postazioni nella casa delle suore del  Sacro Cuore, all’angolo fra viale Volta e via della Piazzuola NOTA 3: da questa posizione i tedeschi tengono sotto tiro via degli Artisti fino a piazza Donatello e oltre. Sul passaggio a livello di piazza delle Cure sono in batteria due pezzi da 37 millimetri NOTA 4 che possono spazzare viale Don Minzoni. Via Fra’ Bartolomeo è sotto il tiro di una mitragliatrice appoggiata su un tavolo con le gambe segate obliquamente, che spara dalla finestra di una villetta all’imbocco di viale dei Mille NOTA 5 (già prima del ritiro tedesco sulla linea del Mugnone, in via Fra’ Bartolomeo almeno due civili vengono feriti al solo comparire nella strada NOTA 6); una mitragliatrice è piazzata nello stabile di via Sacchetti, al numero 2, sempre in posizione dominante i viali NOTA 7.   I tedeschi hanno un centro di fuoco anche nel Parterre NOTA 8, appena attraversato il Ponte Rosso, che tira su piazza della Libertà NOTA 9. In corrispondenza delle postazioni dei loro camerati teutonici, i  cecchini fiorentini si dispongono in modo da far fuoco sui viali paralleli alla fascia ferroviaria, dove le Spandau non possono arrivare. Solitamente scelgono edifici posti all’incrocio dei viali in modo da poter tenere sotto il loro piombo più d’una strada. Le posizioni più forti dei franchi tiratori sono in via Masaccio, in piazza Beccaria, in piazzale Donatello, in piazza Fra’ Savonarola, in piazza della Vittoria, in via Landino e in via Spartaco Lavagnini.
    In tutto, fra tedeschi e tiratori italiani, non sono più di qualche centinaio, ma la miscela di veterani parà e irriducibili toscani costituiscono una compagine che darà parecchio filo da torcere agli ignari “liberatori”. 
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    Ancora una volta il CTLN, vista la ritirata tedesca, ritiene che la città sia ormai indifesa e pronta ad una facile e trionfale “liberazione”.
    In effetti Firenze sembra deserta. 
    L’unica presenza nemica sembrano i volantini fascisti che svolazzano al vento in piazza Duomo  intitolati: "Ritorneremo!" NOTA 10:
 
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    Alle 6.15 dell'11 agosto NOTA 12, il suono della Martinella da a tutti i partigiani il segnale di uscire allo scoperto, mentre i comunisti della Sinigaglia e della Lanciotto attraversano l'Arno presso la pescaia Santa Rosa NOTA 13 e le macerie del ponte alle Grazie NOTA 14.
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    “In via Ariento la gente scese in strada abbracciandosi piangendo di gioia e sventolando bandiere. Ad un tratto in fondo alla strada si vide spuntare la prima pattuglia di alleati formata da un sottufficiale, tre soldati e  radiotelefonista che parlava con il comando, forse descrivendo la affettuosa accoglienza. Insieme a loro vi era una pattuglia di partigiani fra i quali anche un carabiniere ancora con la propria divisa. Sembrava veramente finita. Nella zona la gioiosa accoglienza dei liberatori durò pochi minuti. Di fondo a via dell’Ariento si sparò verso la folla che fuggì impaurita rincasando in fretta. I soldati alleati, dopo aver ripiegata l’antenna della radio, si ritirarono ed i partigiani si piazzarono per cercar di scovare il franco tiratore (e noi non si sapeva ancora cosa volesse dire). Ci furono momenti di confusione: un partigiano ordinò di chiudere tutte le finestre e le persiane, poco dopo contrordine: aprire le persiane e chiudere i vetri. Infine spalancare tutte le finestre e non affacciarsi.(...)Si seppe poi che il franco tiratore era piazzato in un albergo di via Nazionale, all’angolo con via dell’Ariento e dalla finestra della sua camera sparava lungo via dell’Ariento. Fu preso vivo  e portato in piazza Santa Maria Novella. Quasi sicuramente fu uno di quelli fucilati sul sagrato.” NOTA 15
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     Dovunque i partigiani sono investiti dal fuoco delle tre linee di franchi tiratori e dei paracadutisti tedeschi della 4.Fsch.JgD.
    I partigiani liberali della IV zona, alle ore 6, escono da via Giusti, imboccano via Alfieri  diretti alla linea ferroviaria, che devono occupare. Quando arrivano alla circonvallazione all'altezza di piazza Donatello, dai tetti i  tiratori fiorentini aprono il fuoco, incrociando il fuoco con le mitragliatrici tedesche trincerate sulla barriera della ferrovia, che battono viale Farina NOTA 16. Riguardo i combattimenti  della giornata il giornale liberale “L’Opinione” riporta: “una squadra attaccata da un forte nucleo di franchi tiratori tedeschi e fascisti, ha resistito tenacemente per molte ore, subendo la perdita di ben 8 uomini e 9 feriti” NOTA 17.
    Nei settori più vicini al centro, i franchi tiratori, qui in posizioni isolate, iniziano la loro azione di disturbo. 
    Via Pietrapiana è teatro di più di uno scontro con i cecchini fiorentini NOTA 18. Una pattuglia di canadesi è bloccata in via degli Albizi dai franchi tiratori che sparano da via Pietrapiana; i partigiani arrivano a dare man forte, ma solo il giorno seguente riusciranno ad aver ragione dei liberi tiratori. Sempre in borgo degli Albizi, dall'ultimo piano di uno stabile, a sparare come franco tiratore è una donna. I partigiani non riescono ad individuarla: quando perquisiscono l'edificio, la donna ripone il fucile su un trave del soffitto, prende in braccio il suo bambino e apre la porta del suo misero locale ai militi avversari. Così per tre volte. Finchè un partigiano non rimane nascosto dentro la casa scoprendo che i colpi partono dai locali della donna. Catturata verrà fucilata in strada, poco lontano NOTA 19.
    Truppe alleate arrivano in piazza Beccaria, dove deve essere allestita una batteria di obici. Improvvisamente una finestra di un edificio del Borgo La Croce, che dà sulla piazza, si spalanca, e un uomo apre il fuoco con un mitra verso i militari alleati. Contro la finestra si scatena una tempesta di piombo. [Per anni, dopo la fine della guerra, una rosa di fori di proiettili intorno alla finestra, rimarrà a testimoniare il luogo della solitaria sfida del franco tiratore italiano] NOTA 20. 
    Presto tutta Firenze, dal centro ai viali, diviene teatro di continue e improvvise sparatorie che lasciano storditi e impreparati il variegato esercito dei “liberatori”.
    I tiratori fascisti sparano dall'Hotel Minerva, in piazza del Duomo, sull'angolo di Borgo S.Lorenzo, in piazza Ognissanti, in piazza della Repubblica e dell'Unità, in via Martelli, in via Ricasoli, in via Cavour, in via La Marmora, in via Colonna, in via Foscari, nella zona di piazza Beccaria, alle Cure, negli isolati intorno al cavalcavia.
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    Nel Rione S. Jacopino, i franchi tiratori  inchiodano le formazioni partigiane: dalla casa d’angolo tra via Bellini e via Ponte alle Mosse tirano su chiunque si avventura in strada ed anche una donna rimane uccisa. In via Mercadante, i franchi tiratori attaccano una pattuglia di tre partigiani democristiani: ne segue uno scontro di circa tre quarti d’ora. Un partigiano rimane gravemente ferito. Gli altri sono costretti alla fuga. NOTA 21
    “Saputo da informatori che nella zona Viale Belfiore, franchi tiratori sparavano dalle finestre”, un plotone della Rosselli viene inviato sul posto; altri uomini della brigata sono impegnati in rastrellamenti in via Toselli e via Galliano, segnalando “centri di fuoco avversari costituiti da franchi tiratori, non individuabili”.  Un biglietto manoscritto inviato al Comando Militare manifesta la difficoltà partigiana a fronte degli invisibili franchi tiratori:
     Alle ore 14 dal Comando partigiano arriva la risposta alla richiesta di aiuto degli uomini della Rosselli bloccati dal piombo dei tiratori fascisti del quartiere San Jacopino:
    Gli uomini della Rosselli e i comunisti della Arno rimangono sanguinosamente impegnate nel rione dalle ore 10.30 alle ore 19.00 senza “riusci[re] ad individuare nessuno dei centri di fuoco” NOTA 24.
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    A porta a Prato, tre franchi tiratori sono sopraffatti da una squadra di partigiani democristiani rinforzata da carabinieri e comandata da un capitano inglese NOTA 25. Altri 5 sono fucilati dai comunisti della 3^cp. della Arno  nella zona della Manifattura Tabacchi. NOTA 26
    Cecchini sono in azione anche dal palazzo d’angolo fra piazza Goldoni e il lungarno Corsini NOTA 27;  arrivano a lanciare bombe sul sagrato dell'Arciconfraternita della Misericordia NOTA 28, lanciano bombe anche in via Calzaioli NOTA 29.  In via Landino rimane ucciso un antifascista appena rientrato dall’esilio, Giacomo Lumbroso NOTA 30. Danno battaglia nel viale Principessa Margherita e nella zona di piazza Indipendenza, in via San Zanobi, in via Nazionale, in via Guelfa e in Borgo Pinti NOTA 31. Scontri furibondi in via Castelfidardo, via Duprè, via Carnesecchi.
    Due uomini delle Squadre d’Assalto, mandati in perlustrazione verso piazza della Libertà sono presi di mira da un franco tiratore che spara raffiche di mitra da una casa in viale Milton NOTA 32.
    In via Ponte alle Mosse, avanza lentamente una squadra di soldati di colore, guidati da un ufficiale bianco; arrivati in via Benedetto Marcello, l’ufficiale viene colpito da un franco tiratore e viene portato via in barella NOTA 33.
     Un ragazzo spara con un fucile dalla sommità di Porta San Gallo, centrando nel petto un partigiano; si dilegua, per ricomparire qualche ora dopo dai condotti fognari, pronto di nuovo a fare fuoco. NOTA 34 
    In piazza I.Del Lungo e in piazza Savonarola, i tiratori fascisti impegnano i patrioti della V compagnia del  battaglione della Libertà e del Fronte della Gioventù, mentre nei pressi del Ponte del Pino “imperversa una sparatoria furibonda”. NOTA 35. Due esponenti del Fronte salgono sui tetti del Liceo Scientifico che guarda su via Masaccio per cercare di individuare le postazioni dei franchi tiratori: questi se ne avvedono e li feriscono mortalmente NOTA 36.
    Lungo l'Arno, tra il ponte della Vittoria e piazza Poggi, i franchi tiratori,   ancora appostati nelle case lungo la riva destra, bersagliano i partigiani garibaldini che verso le ore 11 iniziano l'attraversamento del fiume: "Tirano come dei dannati" NOTA 37, è il commento dei partigiani al fuoco dei cecchini. Sotto il loro fuoco cade anche un vice brigadiere dei vigili del fuoco che cerca di costruire una passerella per rendere più rapido il guado.
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    In mattinata, il CTLN fa affiggere un manifesto in cui si legge:
     Alle ore 16, il Comando partigiano dirama a tutte le zone disposizioni sulle modalità di approccio con i franchi  tiratori:
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     I comunisti, una volta penetrati nel centro, reagiscono rabbiosamente alla resistenza dei volontari italiani, rastrellando nella mattinata numerose persone, anche estranee alla battaglia.
    Nel Salone dei Cinquecento, dentro Palazzo Vecchio, viene costituito un Tribunale Speciale. Le persone che devono essere giudicate vengono custodite in un gabinetto sotterraneo, di uso della locale sezione dei Vigili del Fuoco. Le condanne a morte vengono eseguite  con un colpo di pistola in testa nelle stradine tra via dei Neri e Borgo de’ Greci. Ai cadaveri è messo al collo un cartello con la scritta “sono un leone di Mussolini”.  NOTA 40 
    Nell'Hotel Baglioni, invece, la ridenominata divisione Potente allestisce una sorta di tribunale del popolo,  che giudica quanti sono catturati e prelevati dai partigiani comunisti. Le sentenze di morte sono eseguite sul sagrato di S.Maria Novella o lungo il recinto dell'antico cimitero della Basilica. E' questo luogo il simbolo dell'estremo sacrificio della resistenza fiorentina agli Alleati ed ai partigiani, dove si consumeranno l'eroismo, la paura, la pietà, la vigliaccheria di questa nostra vicenda umana. La prima esecuzione è di una donna di circa 30 anni, i partigiani l'hanno condotta in auto, la trascinano giù per i capelli e la spingono contro il muro del chiostro. Urla e implora; è accusata di aver fatto uccidere delle persone. Impazzita dal terrore, cerca di fuggire; la riprendono, uno la tiene frema, poi si allontana di colpo e l'altro la falcia con una raffica. Segue un direttore didattico, rimasto a Firenze perché convinto di non avere colpe. Prima di fucilarlo lo portano a casa ad indossare l'orbace. Fucilano l'ex partigiano "Occhio", divenuto informatore dei fascisti. Fucilano Vittorio Chesi, corridore ciclista, vincitore della Milano-San Remo NOTA 41.
     Alle ore 12, un reparto del comandante Gracco fucila in piazza S.M.Novella sei franchi tiratori catturati con le armi in pugno mentre sparano dall’Hotel Minerva NOTA 42. Alle ore 14 vengono fucilati sul sagrato alcuni franchi tiratori presi in centro, dopo un sommario processo. Altri sono fucilati da un plotone di sette uomini contro il recinto del cimitero, mentre la folla applaude. Portano un giovane, "vai là", gli  dicono i partigiani; quello si mette una sigaretta in bocca, scavalca i cadaveri, e si mette ad aspettare la raffica con le mani sui fianchi, e così muore NOTA 43.
    Una giovane fascista, catturata dai partigiani, si finge pazza per evitare la fucilazione. La salva l'eroico medico Mario Danti: "per me è pazza, non può essere che pazza" NOTA 44.
      All'ora di pranzo, un giovanissimo partigiano della divisione Arno, con il mitra a tracolla e un fazzoletto al collo, bussa alla porta  e invita il padre di famiglia, Nicola  Berardi, a seguirlo per un semplice controllo. Non tornerà più, insieme con altri due abitanti dello stabile. Saranno fucilati come franchi tiratori a S.Maria Novella, anche se franchi tiratori non lo sono mai stati NOTA 45.
    Viene fucilato come franco tiratore, anche un abitante di uno stabile di via de’ Banchi, trovato solo in casa. A nulla servono a convincere i partigiani le preghiere dei suoi inquilini, che giurano sulla sua innocenza NOTA 46.
    Le prime fucilazioni vengono eseguite da un plotone di partigiani, poi da un solo partigiano, che giustifica il suo accanimento con il fatto di avere avuto l’intera famiglia fucilata NOTA 47. 
     A sera sul sagrato della  chiesa, in un lago di sangue, giacciono undici corpi, tra cui due donne e un ragazzo di undici anni. I cadaveri sono in tre gruppi, quante sono le ondate di prigionieri che vengono fatti avanzare da destra mentre i fucilatori si trovano ai piedi della scalinata NOTA 48.   I corpi verranno benedetti da padre Orlandi; poi, accatastati su un carretto, arriveranno all'ospedale di S.Maria Nuova NOTA 49. 
    La fucilazione dei franchi tiratori,  veri o presunti,  si svolge anche in altri luoghi:  due sono fucilati nello spiazzo davanti il comando del corpo d'armata in piazza San Marco. Uno muore gridando di essere di Prato e di avere famiglia, con sè aveva una valigetta piena di soldi.
    In piazza S.Marco, il giornalista Bruno Romani è testimone della fucilazione di “due giovinetti e una ragazza, che mentre i partigiani li puntavano coi fucili spianati, alzarono il braccio per il saluto romano. La ragazza guardava il plotone sorridendo con aria di sfida. Altri gridavano morendo: <Viva il Duce!>. I partigiani sparano centinaia di colpi per fucilare questi fascisti: poi, avvenuta la fucilazione, si abbracciano.” NOTA 50
    L’ex campione dei pesi gallo, Alfredo Magnolfi, viene fucilato nel retro di una casa che si affaccia su via Buonarroti. Indossa qualcosa che assomiglia ad una divisa fascista. E’ legato. In quattro lo fanno sedere su una sedia con alle spalle un muro. Fanno per bendarlo, ma lui rifiuta. Due uomini si allontanano una decina di passi e puntano i mitra, ma si inceppano entrambi. Intanto gli altri due partigiani tengono lontani una piccola folla di curiosi. Di nuovo si ripete l’esecuzione. Il pugile, rimasto come fascista nella Firenze invasa, cade a terra. Dalla folla esce un’ufficiale inglese che con la rivoltella assesta all’italiano il colpo di grazia. Il cadavere viene caricato su un motofurgone e portato via NOTA 51.  Altre fucilazioni hanno luogo al Canto delle Rondini, in Piazza Santa Croce e altrove. Ma è Santa Maria Novella a venire immortalata dalle parole di Curzio Malaparte in La pelle:
     "I ragazzi seduti sui gradini di Santa Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all'obelisco, l'ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza, la squadra di giovani partigiani della Divisione comunista "Potente", armati di mitra allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l'uno sull'altro, parevano dipinti da Masaccio nell'intonaco dell'aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano, immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.
    I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni, dai capelli liberi sulla  fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi  magri, era quasi un bambino. C'era anche una ragazza, fra loro: giovanissima, nera d'occhi, e dai capelli, sciolti  sulle spalle, di quel biondo scuro che s'incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo, sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d'estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e gessoso, e qua e là screpolato, simile ai cieli di Masaccio negli affreschi del Carmine. Quando avevamo udito gli spari, eravamo a metà di Via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di Santa Maria Novella, alle spalle dell'ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro. Al cigolio delle due jeep, l'ufficiale non si mosse, non si voltò. Ma un istante dopo tese un dito verso uno di quei ragazzi, e disse: <tocca a te. Come ti chiami?> <Mi chiamo come mi pare> rispose il ragazzo. <O che gli rispondi a fare, a quel muso di bischero?> gli disse un suo compagno seduto accanto a lui. <Gli rispondo per insegnargli l'educazione, a quel coso> rispose il ragazzo, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore. Era pallido, e gli tremavan le labbra. Ma rideva con aria spavalda, guardando fisso l'ufficiale partigiano. L'ufficiale abbassò la testa e si mise a giocherellare con una matita. A un tratto i ragazzi presero a parlare fra loro ridendo. Parlavano con l'accento popolano di San Frediano, di Santa Croce, di Palazzolo. <E quei   bighelloni che stanno a guardare? O che non hanno mai visto ammazzare un cristiano?> <E come si divertono, quei mammalucchi!> <Li vorrei vedere al nostro posto, sicchè farebbero, quei finocchiacci!> <Scommetto che si butterebbero in ginocchio!> <Li sentiresti strillar come maiali, poverini!> I  ragazzi ridevano, pallidissimi, fissando le mani dell'ufficiale partigiano. <Guardalo bellino, con quel  fazzoletto rosso al collo!> <O chi gli è?> <O chi gli ha da essere? Gli è Garibaldi!> <Quel che mi dispiace> disse il ragazzo in piedi sullo scalino < gli è d'essere ammazzato da quei bucaioli!> < 'Un la far tanto lunga, moccicone!> gridò uno dalla folla. <Se l'ha furia, la venga lei al mi' posto> ribattè il ragazzo ficcandosi le mani in tasca. L'ufficiale partigiano alzò la testa, e disse: <Fa' presto. Non mi far perdere tempo. Tocca a te>. <Se gli è per non farle perdere tempo> disse il ragazzo con voce di scherno <mi sbrigo subito.> E scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato. <Bada di non sporcarti le scarpe!> gli gridò uno dei suoi compagni, e tutti si misero a ridere. Jack ed io saltammo giù dalla jeep. <Stop> urlò Jack. Ma in quell'istante il ragazzo gridò: <Viva Mussolini!> e cadde crivellato di colpi". NOTA 52
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    Così un socialista fiorentino annota nel suo diario in data 11 agosto 1944:
     “(...) Occorre andar cauti per le strade per non cadere vittima di franchi tiratori che si annidano qua e là alle finestre di qualche stabile o sui tetti. (...) Striscie murali portano ovunque la sparatoria contro canaglie nere che tentano di colpire dalle finestre. In serata sul sagrato della chiesa di Santa Maria Novella si contano undici morti della giusta vendetta dei partigiani. NOTA 53”
     Sulla stessa linea il BOLLETTINO OPERAZIONI N.1  del Comando III Zona del Partito Comunista rileva:
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    Sabato 12 agosto, la situazione rimane ancora critica per i “liberatori”.
    Il “Corriere Alleato” ammette che “alla periferia occidentale si sono svolti numerosi scontri fra pattuglie di partigiani da una parte, franchi tiratori e gruppi tedeschi dall’altra”55. 
    La nuova linea difensiva tedesca Mugnone-Ferrovia rimane ben salda, anzi i parà sono in grado di porre in atto sortite verso il centro. I fascisti continuano la loro guerriglia in tutta la fascia di viali  davanti le linee tedesche e nelle vie centrali. Dai tetti di via La Marmora, prendono di mira i  vigili del fuoco che smantellano il rifugio antiaereo situato nel Giardino dei Semplici per farne una fossa comune56. In piazza Duomo, si spara dalle finestre che si affacciano su via Martelli. Continuano a resistere i franchi tiratori in Borgo degli Albizi e in via Pietrapiana, in via della Colonna.57 Poi ancora nel rione Santa Croce e in via Nazionale, in via Manzoni.
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    Nel Rione S.Jacopino gli uomini della Rosselli continuano ad essere in evidente difficoltà, come testimoniano i preoccupati messaggi inviati a comando antifascista: “Da Comando III Rosselli a Comando Marte. Situazione Rione S.Jacopino  rimasta esclusivamente elementi Brigata. Munizioni difettano. Franchi tiratori battono con fuoco tutte le strade coadiuvati da mortai e pezzi di un carro Tigre. Difettano viveri per brigata. 12\8 ore 11” NOTA 58
    Nel popolare rione,  le formazioni antifasciste  fronteggiano la tenaglia degli agguerriti plotoni tedeschi che compiono continue sortite dalla linea del Mugnone, e la guerriglia interna dei franchi tiratori. Anche fra queste vie lotta fra toscani di opposte fazione non ammette prigionieri: “In via Bellini ed adiacenze venivano snidati parecchi franchi tiratori fascisti e passati per le armi.”  NOTA 59 
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     “La  lotta contro i franchi tiratori assunse aspetti drammatici e d’una violenza non comune specie nella zona dell’Ospedaletto Mayer e di via Masaccio, angolo via Fra’ Bartolomeo. In quest’ultima località l’attività dei franchi tiratori, iniziatasi il mattino dell’11 corr. andò aumentando d’intensità producendo numerose vittime specie tra la popolazione civile. La reazione dei patrioti anche in questo giorno, benchè intensa, non ha ancora avuto ragione del nucleo stesso. Si palesa evidente la necessità di avere mezzi blindati per giungere fino alle porte delle abitazioni.” NOTA 60
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    A ridosso della linea tedesca, in via Fra Bartolomeo, La Farina, Landino e Masaccio, i franchi tiratori  possono godere dell'appoggio dei nidi di mitragliatrice tedeschi NOTA 61; proprio per una raffica di mitragliatrice sparata dai tiratori appostati da via Landino, viene ferito mortalmente un colonnello in viale Margherita, e il suo corpo rimane irrecuperabile per 48 ore NOTA 62. Nella via intervengono anche uomini della Polizia del Partito Comunista: “in via Landino la nostra Compagnia di Polizia, avendo avuto notizia che una squadra, impegnata in combattimento contro franchi tiratori, si trovava in difficoltà, inviava un plotone in suo aiuto. Gli uomini impegnati venivano svincolati, il covo era snidato ed alcuni feriti e alcuni morti raccolti e recuperati .” NOTA 63
    Nuclei di franchi tiratori sono segnalati anche in zona Campo di Marte, in via Pastrengo, viale Calatafimi e via Mamiani64, e in una casa di via Duprè, angolo corso Cairoli NOTA 65. In via Sirtori “veniva inoltre attaccata una casa di franchi tiratori  (...) e nello scontro veniva ucciso uno dei nemici .” NOTA 66
    Franchi tiratori e partigiani comunisti continuano a combattersi per tutta la giornata: “la mattina del giorno 12 veniva eseguito un rastrellamento di franchi tiratori  appostati sulle case di Piazza Indipendenza. La sera del giorno 12, in via Camporeggi, veniva attaccata da franchi tiratori una nostra pattuglia; lo stabile in cui erano annidati i fascisti veniva immediatamente circondato e occupato. Nell’operazione erano catturati quattro fascisti armati che sono stati passati per le armi.” NOTA 67
    I franchi tiratori, inoltre, coprono i colpi di mano dei paracadutisti  e forniscono informazioni sui movimenti partigiani. In piazza Savonarola, i franchi tiratori si spostano continuamente, mimetizzandosi talvolta fra gli stessi partigiani NOTA 68. Cinque di loro sono fucilati dopo essere catturati nella zona Ponte alle Mosse-San Jacopino. Ma alla sera, i fascisti cominciano a bersagliare il comando della 1a compagnia  Lanciotto a Villa Favard, in viale Mazzini, causando un morto e alcuni feriti  fra i partigiani. NOTA 69
    Nella relazione al Comando Militare Toscano del Colonnello Magliari si sottolinea:
     La sezione di controspionaggio del Partito d'Azione riesce a trovare una base della cosidetta quinta colonna, con radio riceventi e trasmittenti, e un deposito di armi NOTA 71. Un altra radio clandestina fu scoperta in via Lambruschini vicino a viale Don Minzoni, presso una giovane coppia; venne trovato  una radio, un cifrario, messaggi e un rotolo di carta di moneta fresca di tipografia, ma non ancora tagliato NOTA 72.
     “Veniva tratto in arresto anche il famigerato cap. Roschild, accusato di essere uno degli organizzatori dei franchi tiratori.” NOTA 73
     Da parte comunista si lamenta la perdita del commissario Politico del Distaccamento Rino della 2^cp. della Arno, colpito mentre combatteva contro i franchi tiratori fiorentini. NOTA 74
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    A questo punto, la compagine volontaria dei tiratori sta realizzando il massimo della sua efficienza, sostenuta psicologicamente anche dalla fermezza con cui i tedeschi tengono le loro posizione. Il fronte tedesco costituisce fonte logistica di supporto per gli italiani che combattono dentro le linee alleate e partigiane; inoltre, possono contare sull'appoggio diretto o indiretto  del fuoco delle postazioni tedesche. Pure in questa fase della battaglia, è evidente che i volontari italiani in Firenze sono sostenuti da motivazioni che non si esauriscono nel portare a termine una funzione di retroguardia dell'esercito germanico. Lo dimostra l'accanimento con cui si battono, l'atteggiamento aggressivo, l'aggrapparsi a tutte le occasioni che l'ambiente offre, dai comignoli alle fogne, per continuare la lotta. In via Cavour nell’isolato tra via de’ Pucci e via degli Alfani, alcuni abitanti  li vedono mentre, in tre o quattro, armati di moschetto, si muovono come gatti sui tetti, da un abbaino all’altro NOTA 75.   Arrivano a scendere in strada, a mischiarsi alla popolazione, armati di pistola, magari col bracciale partigiano, e freddare i “liberatori” tra la folla, per poi dileguarsi, quando riescono. Così fanno in via del Corso, in via Cavour. Altre volte, combattono indossando la camicia nera, come quei due franchi tiratori, padre e figlio, catturati mentre sparavano dall'Hotel Savoia NOTA 76. Altre volte ancora, usano i più disparati travestimenti: abiti monacali, divise militari col bracciale della croce rossa, indumenti da inservienti di pompe funebri NOTA 77.
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    Domenica 13, il grosso della divisione Potente riesce a passare l'Arno e inizia a rastrellare le vie del centro dai franchi tiratori. Le pattugle incaricate dei rastrellamenti sono inquadrate in “squadre organiche di 10 uomini più caposquadra, armate, disciplinate, e con ordine di sparare solo quando siano accertati ed individuati nidi di franchi tiratori” NOTA 78. La battaglia si fa feroce.
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    I franchi tiratori uccidono un militare britannico in via Pietrapiana: “il soldato è stato colpito da franchi tiratori appostati a qualche finestra della stessa via Pietrapiana, versione che sarebbe stata convalidata anche dal Patriotta Romeo comandante di una pattuglia sopraggiunta poco dopo e che ha confermato l’esistenza nella zona di franchi tiratori aggiungendo che, circa le ore 18, era stato passato per le armi, nelle immediate vicinanze, un franco tiratore sorpreso con le armi in mano. (...) [il] soldato inglese è morto istantaneamente per ferita al cuore.” NOTA 79
    “Franchi tiratori annidati in case diroccate di via Spontini impegnano fortemente le forze della Brigata “Rosselli 3”.” NOTA 80
    Elementi della 2a brigata Carlo Rosselli, alle dipendenze del Comando Divisione Giustizia e Libertà, rastrellano la zona di via Fiesolana e dell’Ospedale Santa Maria Nuova. Uno dei partigiani impiegati nell’azione, Tullio Cavalensi, è ferito alla coscia dalla raffica di mitra di un tiratore NOTA 81. 
    Una battaglia contro i franchi tiratori si svolge ancora nella zona intorno all’ospedale Meyer NOTA 82.
     “Circa le ore 21, all’angolo tra Borgo Pinti e via Giusti, nuclei di franchi tiratori  hanno effettuato  una intensa azione di fuoco. Le squadre di Patriotti hanno cercato di individuare lo stabile dal tetto del quale avveniva la sparatoria; ma quando sono arrivati sul tetto stesso i franchi tiratori si sono dileguati approfittando dell’oscurità e della continuità dei tetti delle case adiacenti.” NOTA 83
      Una postazione di cecchini viene sopraffatta in Via La Farina NOTA 84.  Da una persiana di una casa d’angolo con via Fra’ Bartolomeo due militi delle Squadre d’Assalto si vedono buttare addosso da una persiana due cartucce di tritolo legate assieme col detonatore e un pezzo di miccia che brucia: si salvano perché la miccia nel lancio si stacca dall’esplosivo NOTA 85. “E’ proseguita con immutata tenacia  la lotta contro i franchi tiratori, in particolare nella zona di Via Masaccio -Via Fra’ Bartolomeo dove i ripetuti tentativi dei Patrioti di debellare la ferocia del forte nucleo di franchi tiratori è riuscita ancora infruttuosa, mentre sempre maggiore è stato il numero delle vittime operato tra la popolazione civile.” NOTA 86
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      A fianco dei tedeschi, al di là della ferrovia, nella zona del Ponte del Pino, sono avvistati anche elementi delle SS italiane, che “con due mitraglie Breda sparano sui civili” NOTA 87: opererebbero a manforte delle esistenti postazioni germaniche in funzione in via della Piazzola all'angolo di via del Lasca, presso il ponte del Pino, in via Mossotti, all'angolo col viale Volta NOTA 88.
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    I partigiani, dopo tante giornate di lotta, hanno approfondito i metodi di lotta contro i franchi tiratori: camminano lungo i muri, poi uno di loro si butta allo scoperto, per provocare il cecchino e così individuarne la posizione. Ma sui tetti, i tiratori sanno aspettare, spesso rinunciano ad un bersaglio facile, quando rivelerebbe la posizione; oppure fanno conto della differente portata dei mitragliatori dei partigiani rispetto ai loro fucili.
    Ecco il racconto della cattura di un franco tiratore e della sua uccisione da parte dei partigiani comunisti:
     “ Ho qui, fermo nella memoria, l’immagine del fascista giovane e sprezzante, con un mitra in mano. Lo avevamo preso in un appartamento elegante e deserto, mentre stava alla finestra fumandosi una sigaretta e spiando la stretta strada sottostante. Eravamo passati attraverso i tetti, con le scarpe di corda come per una ascensione in montagna, e gli eravamo giunti silenziosi alle spalle. <E’ fatta> aveva detto in un primo momento, alzando con lentezza studiata le mani. Ma alla Fortezza, intuendo forse l’ira dei partigiani era crollato. Bianco in viso, agitato da un tremito in tutto il corpo, ci aveva chiesto che non lo torturassimo. Pancino, che aveva conosciuto la rabbia delle SS, si era aperto la camicia sul petto, solcato di cicatrici, e gli aveva dato uno schiaffo. In piedi, nella stanza, tremante, con in bocca un mugolio animale, il fascista ci aveva fatto ribrezzo. <Portatelo via> avevo detto. Due minuti dopo l’eco di una raffica aveva testimoniato che era finita.” NOTA 89
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     Lentamente lo scontro comincia a volgere a favore dei partigiani, che, oltre alla Potente, impegnano il Battaglione della Libertà e paracadutisti italiani passati dalla parte degli alleati. Si combatte a S.Gervasio, dove i franchi tiratori operano un fuoco di copertura a nuclei mobili tedeschi e alle SS italiane, e nel rione Santa Croce ancora difeso dai fascisti. I partigiani sono riusciti a superare la Stazione Campo di Marte, e ora avanzano negli spazi aperti oltre via Campo D’Arrigo. Si trovano, però, presto bloccati da una seconda linea di postazioni tedesche all’altezza di via Cento Stelle, e da nidi di franchi tiratori in via Duprè NOTA 90.
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    Il giorno 14, i parà dello Squadrone “F” o Recce Squadron, reparto della divisione Folgore al seguito dell’Ottava Armata alleata si scontra con gli italiani delle maggiori postazioni di franchi tiratori della zona fra via Masaccio e via Fra’ Bartolomeo.
    Nelle prime ore del pomeriggio, una camionetta del Recce Squadron sta percorrendo viale Principessa Clotilde di ritorno da una missione alle Cure. Sull’automezzo cinque parà, tra cui un sergente,  comandati da un tenente. All’altezza del solito viale Masaccio, ridotto dei più temibili cecchini fiorentini, da una finestra vengono lanciate due bombe Mauser che centrano la camionetta, capovolgendola ed incendiandola. Cinque militari rimangono feriti. L’unico rimasto indenne, il sergente, cerca di soccorrere l’ufficiale, ma i franchi tiratori sono decisi a portare a termine la distruzione dell’unità nemica: da una vicina finestra parte una raffica a bruciapelo che uccide il tenente e ferisce  il sergente NOTA 92.
    Due ore dopo l’intero Squadrone “F”,   con il  suo comandante Gay, appoggiato da una squadra di partigiani comunisti del Fronte della Gioventù, inizia un rastrellamento contro i combattenti italiani appostati nella zona. I parà si dividono in due gruppi: uno cerca di risalire  via Fra’ Bartolomeo, l’altro, insieme ai comunisti, deve spingersi verso via Masaccio traversando piazza Savonarola NOTA 93. L’operazione dura circa alcune ore. I parà e i compagni  del Fronte si espongono volontariamente al fuoco dei tiratori per individuarne le posizioni. Un ufficiale partigiano è ferito ad un braccio. Due franchi tiratori sono uccisi; tre probabilmente feriti. NOTA 94 
    L’operazione, tuttavia, non ha ragione definitivamente della resistenza fascista nell’isolato:
     “ Casa per casa, cortile per cortile, giardino per giardino, nulla fu lasciato senza essere frugato e rifrugato attentamente. Due franchi tiratori vennero azzeccati dietro un abbaino; un terzo, in divisa da fascista, colpito mentre attraversava un tetto, finiva disotto sul marciapiede sfracellandosi. Ma a sera, quando dovemmo lasciare il quartiere, ogni tanto qualche proiettile ci fischiava intorno finché non furono raggiunti i viali”. NOTA 95
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    Gli scontri con i tiratori fiorentini continuano nella giornata del 14 anche negli isolati fra piazza Cavour via S.Gallo,  via Cavour e via Ricasoli: “verso le ore 18 una violenta e prolungata azione di fuoco si svolge tra Patrioti e franchi tiratori  in Piazza Cavour, angolo via S.Gallo. Nell’azione tre patrioti rimanevano feriti.” NOTA 96. Ne è testimone una delle ragazze Gero, Carla Costa dei Reparti Speciali RSI, in missione nel centro di Firenze per raccogliere informazioni per il comando tedesco. La Costa, nome in codice Gero 106, si infiltra nella citta invasa passando dalle postazioni tedesche del Ponte alle Cure, percorrendo la terra di nessuno di viale Don Minzoni fino alla piazza della Libertà NOTA 97:
     “Imboccai via Cavour  con il passo calmo della persona che va per i fatti suoi. Ma avevo il cuore in gola. Avevo percorso appena qualche decina di metri, quando da una via laterale sbucò, correndo, un partigiano gigantesco (calzoni corti coloniali, camicia bianca, fazzoletto rosso) che si diresse verso di me. Ci siamo, pensai, mi hanno avvistata. Rimuginai dentro di me una favoletta da raccontargli per rendere plausibile la mia presenza a quell’ora e in quella zona, preparandomi al peggio. Ma contro ogni mia aspettativa, il partigiano si fermò davanti a un palazzo, spalancò il portone con un calcio e gridò rivolto all’interno dell’edificio: <Presto, correte, i fascisti sparano dalle finestre>. Come saette sbucarono allora dal portone una decina di altri partigiani e tutti si misero a correre per via Cavour diretti verso il centro. Poi svoltarono in una trasversale. Nessuno di loro  parve accorgersi della mia presenza. Ringraziai gli ignoti camerati che con le loro fucilate mi avevano tolto dai guai, e continuai a camminare verso il centro. (...) I primi inglesi che vidi erano appostati in piazza San Marco. (...) Attraversai piazza San Marco, inseguita da invitanti <segnorina, segnorina> che mi venivano rivolti da soldati in pantaloni e a torso nudo, intenti a lavarsi, a farsi la barba o a mangiare qualcosa, e piegai sulla mia sinistra, addentrandomi in via Ricasoli. Ed ecco le donne, gli uomini, i bambini di Firenze. Uno spettacolo tremendo di miseria, di patimenti. Una visione da incubo che non ho più dimenticato. Improvvisamente il cielo si riempì di raffiche, di grida. Tutti presero a fuggire nei portoni. Mi guardai attorno. Le raffiche provenivano da un isolato non molto lontano. Decisi di andare a vedere che cosa succedeva. Ma a un angolo di strada venni fermata dai partigiani: <Mettiti al riparo>, mi gridarono <ci sono i fascisti che sparano dai tetti>. Mi limitai ad appiattirmi contro un portone chiuso. Non sapevo che in Firenze occupata ci fossero ancora fascisti che combattevano. La sparatoria  aumentò di intensità. Giunsero anche, con grande fragore di cingoli, due carri armati inglesi. Ma non intervennero. Gli equipaggi  si affacciarono ai portelli e restarono indifferenti, a godersi lo spettacolo, offerto gratuitamente, da quegli italiani che si scannavano tra loro. La sparatoria durò quasi un’ora. Urla, bestemmie, grida di dolore. Poi il fuoco si affievolì tra l’esultanza dei partigiani. Sentii un grido: <Li abbiamo accoppati>. Dal punto in cui mi trovavo non riuscii però a vedere nulla. Con un groppo alla gola, pregai mentalmente per quei caduti  e mi allontanai dalla zona.”  NOTA 98
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    Così il Bollettino Operazioni comunista riassume le operazioni della giornata contro i franchi tiratori:
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    Il 15, partigiani della Lanciotto e delle SAP e tiratori si combattono nel rione Santa Croce e nella zona di San Gervaso100; via Landino, bastione di cecchini e punto di forza dei tedeschi di del Ponte Rosso, viene espugnata dagli uomini della Rosselli 101. Quattro franchi tiratori vengono segnalati nell’abitato delimitato dalle vie S.Reparata, XVII Aprile, Delle Ruote, S.Zanobi NOTA 102.
    Dopo una dozzina di giorni di combattimenti nelle vie di Firenze, i partigiani non sono riusciti a venire a capo della resistenza dei franchi tiratori. La presenza di questi combattenti deve imbarazzare non poco il comando partigiano, in quanto dimostra quanto meno una spaccatura nella popolazione italiana nello schierarsi coi “liberatori” o con la RSI, che continua la guerra contro gli Alleati. La minaccia per la dirigenza antifascista di trovarsi di fronte una resistenza capovolta, dove il ruolo dei rastrellatori e fucilatori è svolto dai partigiani, è un’incubo intollerabile. Di qui, la tremenda decisione di reprimere in maniera radicale, con qualunque mezzo, la resistenza dei franchi tiratori fiorentini. Anche a costo di usare la “rappresaglia”. 
    Ecco la gravissima comunicazione del  Comando della Divisione comunista Potente al comando unico del C.T.L.N., in cui si chiede l’introduzione della rappresaglia contro i franchi tiratori e coloro che li appoggiano, fornendo anche la giustificazione morale del suo utilizzo, sempre aspramente condannato quando era stato  messo in opera dalle truppe italo-tedesche:
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     All’alba del giorno 16, un pattuglione di tedeschi con un autoblinda compie un audace incursione lungo via degli Artisti fino a piazza Donatello, dove si barrica in una pensione. Alcuni parà proseguono fino a piazza D’Azeglio dove uccidono un sergente inglese e un soldato neozelandese NOTA 104. La giornata vede impegnati tutti i reparti partigiani della zona a contrattaccare i tedeschi e  rastrellare di nuovo i tiratori che in coincidenza della sortita teutonica sembrano scatenarsi. Un gruppo di fiorentini che da via Pilo cercavano di passare dal settore tedesco a quello alleato viene fatto oggetto di colpi di arma da fuoco da una finestra all’ultimo piano di un caseggiato fra d’angolo fra via Masaccio e via degli Artisti105. Due  franchi tiratori sono fucilati dai comunisti della Potente NOTA 106. In piazza Cavour un giovane tiene da giorni testa ai partigiani muovendosi attraverso i condotti fognari; ogni tanto sbuca da un tombino, apre il fuoco e scompare; alla fine hanno ragione anche di lui. In via S.Gallo, angolo via Cavour, un franco tiratore centra alla mascella, ferendolo, il Volontario Vasco Pastellini, della 2^ Compagnia del Comando comunista della III zona; un’altro partigiano comunista, il caposquadra Enzo Masseri, è ferito alla testa dal medesimo nemico in piazza della Stazione . NOTA 107 
    “Altro scontro di franchi tiratori avveniva in Piazza Savonarola dove una pattuglia di Patrioti si è trovata a dover far fronte al fuoco dei franchi tiratori e di reparti tedeschi postati in posizioni arretrate.” NOTA 108. I comunisti della Lanciotto, rinforzati dai partigiani dei rioni, dopo due giorni di combattimenti, riescono ad avere la meglio dei franchi tiratori della zona che va dal Campo di Marte a San Gervasio. Via Duprè, via Carnesecchi, via Castelfidardo, sono le strade dove i franchi tiratori hanno dato più filo da torcere. Particolarmente difficile individuare i tiratori che sparavano da una casa presso il Ponte del Pino: due erano travestiti da frati ed uno da monaca. Sempre nella stessa zona di Ponte del Pino, viene segnalato il partigiano Vandalo della Lanciotto che “dopo lunga attesa in postazione riusciva ad uccidere due franchi tiratori in località d’intorni del Pino e ne feriva un terzo”; nella stessa giornata la Potente  comunica anche che un altro “franco tiratore colto in inseguimento è stato pure giustiziato”. NOTA 109   Al Pino,  un partigiano comunista che opera con una pattuglia indiana, Baldi Giuliano, è ferito al dorso NOTA 110.
    In via Fra’ Bartolomeo viene identificata un’altra casa di franchi tiratori: “l’irruzione nella casa faceva constatare la presenza di rifornimenti. Detta casa è posta in via Leonardo Da Vinci- angolo via Fra Bartolomeo (di fronte alla pensione Gelli).”  NOTA 111
    “ Nella città di Firenze,- recita il “Corriere Alleato del 16 agosto- funzionari del Governo Militare Alleato hanno continuato la distribuzione di viveri acqua e medicinali, malgrado la presenza nella zona di franchi tiratori nemici” NOTA 112.
    Il Bollettino Operazioni n.4 del Comando III Zona del Partito Comunista segnala che “la 3a Compagnia ha eseguito operazioni contro i fascisti tiratori nel Rione di Santa Croce; altre importanti contro fascisti tiratori sono state eseguite dalla nostra Compagnia Polizia: sono stati fatti vari arresti e fermi tra elementi sospetti, spie e fascisti repubblicani.” NOTA 113
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    Il giorno 17, inizia con le solite sparatorie fasciste nella zona del ponte del Pino NOTA 115. I partigiani cercano di risalire via della Piazzuola, ma sono bloccati davanti all’ospedale Camerata, trasformato dai tedeschi in fortilizio NOTA 116.
    La fascia tra la ferrovia e i viali è ancora una terra di nessuno infestata di franchi tiratori NOTA 117: alleati e partigiani decidono di operare due rastrellamenti di un certo respiro. Il primo si svolge nella zona di piazza Cavour. In questa piazza, nella notte i partigiani democristiani avevano assistito ad uno strano colpo di mano di tedeschi e fascisti: “Verso le 24 una pattuglia di Tedeschi e di fascisti, dopo un violento fuoco di fucili mitragliatori, attraversavano la piazza e penetrati in uno stabile vicino catturavano una donna, la riducevano in gravi condizioni per costringerla a rivelare la posizione della linea di copertura dei patrioti.” NOTA 118  Seguirà il rastrellamento, svolto con “l’appoggio di tre autoblinde alleate”. Il secondo ratrellamento avviene “nella zona a cavallo dei viali della circonvallazione fino a Via S.Gallo”: vi partecipa la IIIa Rosselli insieme con le Squadre d’Azione Cittadine del partito liberale, socialista e comunista con l’appoggio dei mortai alleati. NOTA 119.
    Irriducibili i franchi tiratori di via Masaccio, che lanciano un ennesima imboscata contro i partigiani: “Alle ore 14 di oggi veniva comunicato a questo comando che nei pressi dell’incrocio di Via La Farina con la via Masaccio, franchi tiratori avevano fatto fuoco contro i nostri compagni che su una camionetta si recavano a prelevare del pane. Veniva anche comunicato che il compagno Sbolgi Vinicio aveva riportato tre ferite da tiro di fucile e che il compagno Romagnoli Corrado aveva riportato una ferita per lo scoppio di una bomba a mano. Si  è subito provveduto al trasporto dei feriti al pronto soccorso ed ad inviare i necessari rinforzi per l’eliminazione dei franchi tiratori. I compagni sono stati disposti convenientemente nelle case adiacenti a quella presumibilmente occupata dai suddetti. Mentre essi stavano in postazione, il compagno Toci Del Medico Osvaldo notava la presenza di due uomini armati nel locale dell’ex Tribunale di via La Farina, che stavano prendendo di mira i nostri compagni in postazione, subito faceva fuoco e coadiuvato dai compagni Bellini Giovacchino e dal compagno Marchi Luigi, dopo una accurata ricognizione risultava dalla impronte e dal cancello di un villino adiacente  (lasciato semi aperto) che i franchi tiratori atterriti dal risoluto contrattacco dei Partigiani Socialisti abbandonavano la posizione dandosi alla fuga.” NOTA 120
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     Il giorno seguente tutto il fronte tedesco arretrerà sulla nuova linea di difesa Arno, Ponte di Mezzo, Rifredi, Piazza Dalmazia, Mugnone, Camerata Corbignano, Settignano. Mentre qualche cecchino vende cara la pelle nelle vie del centro, tutta la periferia rimane difesa dall'ultima fascia di franchi tiratori. Qui si consumerà l'ultimo atto della sfida dei franchi tiratori fiorentini.
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     Il 18, nella zona di S.Gervasio è ferito ad un piede in un’azione contro i franchi tiratori, il partigiano comunista Ancillotti Giovanni NOTA 122. Alcuni fascisti capitanati dal maresciallo Rosi danno vita ad una sparatoria in via Bruni NOTA 123. Lo stesso giorno il “Corriere Alleato” scrive che “in Firenze, truppe dell’Ottava Armata continuano a rastrellare la città dagli elementi nemici per consentire il trasporto e la distribuzione di viveri alla popolazione”. Ancora lo stesso foglio pubblica:
 
    Il 19, il “Corriere Alleato” comunica: “Le truppe dell’Ottava Armata hanno continuato nell’opera di eliminazione dei franchi tiratori di Firenze, allo scopo di assicurare l’afflusso dei rifornimenti di viveri. I partigiani eliminano i neo-fascisti dall’estremità settentrionale della città.”  NOTA 125 
    In realtà i franchi tiratori colpiscono ancora in piazza Cavour, luogo in cui sono presenti dal giorno dell’”insurrezione” NOTA 126.
    Il giorno 20,  tre franchi tiratori si fanno uccidere nella zona di Ponte alle Mosse, un altro cade in via Baracca NOTA 127. Sul “Corriere Alleato”, il generale di corpo d’armata Berardi, capo di stato maggiore del nuovo Esercito Italiano, invia un saluto “a tutti i patrioti combattenti la battaglia per la liberazione della città”  per  “la prolungata ed estenuante lotta che tuttora sostenete così validamente e coraggiosamente, sia sulla linea di combattimento come contro i franchi tiratori” NOTA 128.
    Il 21, muoiono combattendo due tiratori fascisti a Rifredi: “due franchi tiratori eliminati nella zona Rifredi, uno di questi risulta essere il famigerato Comparotto” NOTA 129. In quello stesso giorno il notiziario dell’ Ottava Armata, “Eighth army news”, riportava che i dintorni di Firenze, a nord-est, sono ancora  scena di combattimenti per la strada e sporadici attacchi da parte delle camice nere di Mussolini NOTA 130. 
    Il 22, in uno scontro a fuoco alle Officine Galileo, cadono ancora  altri due tiratori fascisti; “in via Faentina eliminato un franco tiratore repubblicano mentre cercava di raggiungere una pattuglia tedesca”. NOTA 131. 
    Qualcuno ancora si batte nel centro attaccando gli alleati: in via della Vigna Nuova, alla Loggia Rucellai, un cecchino prese di mira un soldato alleato che transitava a bordo di una jeep Willis, ma viene colpito a morte da un colpo di pistola e rimane riverso per metà fuori dalla finestra NOTA 132.
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    Gli italiani che si battono contro gli alleati non sono solo franchi tiratori: già in città si sono scoperti centri di ascolto e di trasmissione informazioni muniti di radio. Ora nelle periferie, i “liberatori” devono guardarsi dalle continue infiltrazioni di informatori che cercano di insinuarsi tra le loro linee. Una circolare mette a fuoco il problema:
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    Nonostante le gravi perdite subite, i franchi tiratori continuano ad essere attivi: il 23 “si è proceduto al fermo di franco-tiratore che si serviva della fascia del Comitato di Liberazione per poter agire indisturbato.” NOTA 134
    26 aprile: “Azioni contro franchi tiratori”;”Sono state rinvenuti due moschetti, 12 caricatori, e 9 bombe a mano nell’abitazione di un fascista.”  NOTA 135
    Il 27 qualche imprendibile tiratore riesce  ancora a scatenare battaglia: “nei pressi dell’abitazione del Meschiari pattuglie inglesi sono state fatte segno a fuoco da franchi tiratori, intervenuti i nostri hanno accerchiato subito l’abitazione indi scambio di fuoco. Con l’appoggio delle autoblinde inglesi, che riuscivano a sfondare la porta d’ingresso, si è riuscito a fare le perquisizioni del locale. Si è trovato soltanto una giacca fascista ed una divisa tedesca e una sciarpa littorio.” Questi franchi tiratori sarebbero “nella zona del Ponte di Mezzo” dove “sparano continuamente su chiunque tenta di avvicinarsi”: Nel fallito rastrellamento rimaneva finito un partigiano della Sinigaglia NOTA 136.
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     Il primo settembre, Firenze cade definitivamente in mano alle forze anglo-americane e ai partigiani. Solo poche decine di franchi tiratori riescono a sganciarsi.
    In città, qualcuno ancora non vuole arrendersi. La sera del 1 settembre, alle 20.30, nei pressi dell'albergo Excelsior, l'ultimo franco tiratore fiorentino lancia una bomba a mano contro un autocarro alleato. Un passante rimane ucciso. Il giorno dopo i giornali della Firenze “liberata” lo defineranno un criminale NOTA 137. 
 
 
NOTE:
 
1A.Predieri, cit., p.434.
2A.M. Fortuna, I franchi tiratori fascisti a Firenze nell’agosto 1944, testo dattiloscritto inedito, Firenze, 1962, p.4.
3G.Frullini, Firenze est, cit., p.67.
4G.Frullini, Firenze est, cit., p.67.
5G.Frullini, Firenze est, cit., p.67.
6 Test. G.Verni.
7I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, Firenze 15 Agosto 1944.
8G.Frullini, Firenze est,cit., p.68.
9Per le postazioni tedesche in S.Gervasio confr. I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Segnalazione di due compagni. “Giovedì mattina 10 Agosto i tedeschi invasero la zona di S.Gervasio; gli uomini scapparono nei campi temendo una retata. Invece lo scopo dei tedeschi era di piazzare mitragliatrici nei punti più adatti per fare una linea di resitenza. Una di queste mitragliatrici è stata posta in Viale Augusto Righi 39, all’ultimo piano (c’è ancora); questa prende d’infilata il podere fino a Via Cento Stelle. (...) Due mitragliatrici sono alla Barriera di Maiano; dove ci sono i rottami di automobili c’è una mitragliatrice a quattro canne; un’altra mitragliatrice è dal contadino lì vicino. In Piazza Ugo Dal Fiume ci sono appostamenti in tutte le case. Sul costone di S.Domenico ci sono altre mitragliatrici, fin dentro il canneto. (...) All’angolo di Via della Piazzola, al Collegio delle Suore, ci sono sei mitragliatrici. (...)In Viale A.Volta ci sono pattuglie e in Piazza Berta ci sono mitragliatrici sui tetti. La Villa Sabbioni (in Viale A.Volta) è stata sgombrata ieri sera, e sembra che ci siano state messe sei mitragliatrici. I tedeschi nella zona Cure-Viale Volta  dovrebbero essere circa 130. (...) In via della Piazzola ogni  venti metri c’è un soldato tedesco. (...) Alla Barriera delle Cure, dove finisce il N°1, è stata rovesciata una vettura tranviaria per barricare.(...)”
10U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit, p.114.
11Volantino originale trovato per strada a Firenze la notte del 3-4 agosto, collezione privata A.M.Fortuna (FI).
12A.Predieri, cit., p.432.
13A.Gracci, cit., p.115.
14G.Varlecchi, cit., p.228.
15A.Ferratti, in P.Paoletti, Firenze giorni di guerra, cit., p.85.
16G.Pisanò, cit., p.737.
17”L’Opinione, Periodico Toscano del Partito Liberale Italiano, N.7, Firenze, 13 agosto 1944. 
18F.Budini, in P.Paoletti, cit., p.49.
19G.Querci, Firenze alla guerra, in “Il ponte”, settembre 1954, p.1408; test. riferita da P.Paoletti (FI).
20Test. Alfredo Guidotti.
21N.Tommasi, cit.,p.9.
22I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.11.
23I,S.R.T.,  fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.11, 11 Agosto 1944 ore 14.
24I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Breve relazione sullo svolgimento avvenimenti operativi dell’11 Agosto, il Comandante F.to Ten. Marcello, Firenze 12 Agosto 1944- ore 12.
25 N.Tommasi, cit., p.9.
26 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4 fasc.5, Comando Divisione d’Assalto Garibaldi “Arno”, Oggetto: Riepilogo Novità operative dei giorni 11\12 Agosto 44, 13 agosto 1944.
27F.Budini, in P.Paoletti, cit., p.49.
28U.Cappelletti, cit., pp.392-417.
29G.Favilli, Prima linea Firenze, Vangelista Editore, Milano, 1975, p.61.
30G.Casoni, Diario fiorentino, Giugno -Agosto 1944, Firenze, 1946, p.272.
31I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T.,  busta 4, fasc.5, “ Giormo 11\8, IIIZona Franchi tiratori esistevano in Viale Regina Margherita che però venivano presto ridotti a silenzio dalle Squadre d’Azione. Veniva svolta intensa attività contro i franchi tiratori anche nella zona Piazza Indipendenza-Via S.Zanobi-Via Nazionale-Via Guelfa.”
32L.Gori, in P.Paoletti, cit., p.122.
33Veriano Vidrich in P.Paoletti, Firenze giorni di guerra, cit.,  p.258.
34 U.Cappelletti, Firenze città aperta, cit., p.128.
35G,Verni, Il Fronte della Gioventù a Firenze durante la Resistenza, in “La Resistenza in Toscana atti e studi dell’istituto Storico della resistenza in Toscana”, n.8, p.85.
36G.Verni, cit., p.86.
37 G.Pisanò, cit., p.737;  U.Cappelletti, Firenze “ città aperta”, cit., p.123.
38 P.Fallai, La battaglia di Firenze, Associazione intercomunale-Area Fiorentina, Firenze, 1985, p.69. 
39 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Allegato n.4 alla Relazione, Firenze 11 Agosto 1944 ore 16.
40F.Budini, in P.Paoletti, cit., p.49.
41C.Francovich,La Resistenza a Firenze, La Nuova Italia, Firenze, 1975, p.284; U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.124-5.
42Potente, cit, p.229.
43U.Cappelletti, cit., p.393.
44Ibid., p.417.
45Ibid., p.395.
46A.Ferratti, cit., p.85.
47A.Ferratti, cit., p.85.
48J.L.Steinhauslin, in P.Paoletti, Firenze giorni di guerra, p.222.
49Ibid., p.393.
50P.Calamandrei, cit., p.527.
51G.Castelli, in P.Paoletti, cit.,p.66.
52C.Malaparte, La pelle, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1995, pp.291-3.
53C.Casoli, in P.Paoletti, cit., p.58.
54I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc. 5, Bollettino Operazioni N.1, Firenze libera, 13 AGOSTO 1944.
55 “Corriere Alleato”, 12 agosto 1944.
56A.Ferratti, in P.Paoletti, cit., p.86; U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit, p. 135.
57U,Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.136.
58I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5.
59I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Relazione giorno 11-12 agosto 1944, Magg. Nardi.
60I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione sulla attività clandestina ed operativa svolta dai patrioti toscani nel periodo 8 Settembre 1943-7 Settembre 1944, pp.95-96.
61A.Predieri, cit., p.438.
62G.Favilli, cit., p.65.
63Collezione privata A.Guidotti, FI, Corpo Volontario della Libertà, Comando III Zona del Partito Comunista, Bollettino Operazioni n.2.
64I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Allegato 16 alla Relazione.
65I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, 12 agosto 1944 ore 19.30.
66 I.S.R.T.,  fonco C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Comando militare  della quarta zona, 13 Agosto 1945.
67Collezione privata A.Guidotti, (FI), Corpo Volontario della Libertà, Comando III Zona del Partito Comunista, Bollettino Operazioni n.2, 14 agosto 1944.
68G.Frullini, Firenze est, cit., p.71.
69A.Predieri, cit., p.438.
70I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Relazione operativa del Colonnello Magliari, Firenze 12 agosto 1944.
71C.Francovich, cit., p.284.
72L.Gori, in P.Paoletti, cit., pp.121-2.
73I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Comando militare della quarta zona, 13 Agosto 1944; presumibilmente si tratta del Renato Roscilde, capitano dei bersaglieri, promosso maggiore per meriti di guerra, fu prelevato dai partigiani l’11 agosto nel viale De Amicis. Gli fu sequestrata la pistola d’ordinanza. Venne fucilato in piazza S.Marco il 12 agosto. Prima del 1950 c’è stato un processo di riabilitazione che ne ha riconosciuto l’estraneita’ ai fatti di cui era accusato e per cui fu ucciso [informazioni fornite da P.Paoletti (FI)].
74I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Comando Divisione d’Assalto Garibaldi “Arno”, Oggetto: Riepilogo Novità operative dei giorni 11\12 Agosto 44.
75Test. A.M.Fortuna.
76U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.139.
77G.Benvenuti, Firenze, in L’Italia partigiana,  p.141.
78I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Firenze 13 agosto 944 ore 19.
79I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Comando Militare Toscano al Comitato di Liberazione Nazionale al Comando Alleato, Firenze 13 agosto 1944 ore 22.30.
80I.S.R.T.,  fondo  C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.96.
81B.Piancastelli, Giustizia e Liberta’ nel Mugello: la 2a Brigata Carlo Rosselli, Edigrafital, S.Atto di Teramo, 1985, p.132.
82I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, p.98, Relazione, cit., p.98, “E’ continuata sempre violenta ed accanita la lotta contro franchi tiratori, specie nella zona di Piazza Savonarola ed Ospedaletto Mayer.”; ibid., busta 4, fasc.5, Relazione del giorno 13 agosto, “In piazza Savonarola intenso fuoco di franchi tiratori che sparano dall’ospedaletto Mayer”.
83I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Relazione del giorno 13 agosto.
84G.Frullini, Firenze est, cit., p.72.
85L.Gori, in P.Paoletti, cit., pp.120-1.
86  I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., pp.97-98.
87 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Relazione del giorno 13 agosto 1944.
88I,S,R,T,, fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione,  cit., p.102, “Nella zona di Ponte del Pino sono sempre in linea reparti di S.S. italiane con mitragliatrici.”; Ibid., Allegato 16 alla Relazione, Situazione del nemico alle ore 12 del 15 Agosto 1944, “In Via della Piazzola, angolo Viale Volta, nucleo di mitraglieri fascisti, che controllano il Ponte del Pino. Nella stessa via, angolo di Via Lasca nucleo mitraglieri fascisti.”
89M.Spinella, cit., p.260.
90 G.Frullini, Firenze est, cit., p.73.
91I.S.R.T., C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5.
92L.Gori, in P.Paoletti, cit.,pp.126-7. G.Frullini, Firenze est, cit., p.73.
93R. Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1964, p.365; A.Predieri, cit., p.349; G.Verni, cit., p.88; U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.149. 
94G.Frullini, Breve profilo storico dello Squadrone “F” o “F” Recce Squadron, Comune di Firenze, 1981.
95C.Bonciani, Squadrone “F”, Vallecchi, Firenze, 1946, pp.152-3-4.
96I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.99.
97”Acta dell’Istituto Storico della Repubblica Sociale Italiana”, Anno X, n.3 settembre-novembre 1996, pp.2-5.
98Acta, cit., pp.4-5; G.Pisanò, cit., p.709-712.
99Collezione privata A.Guidotti.
100I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.102, “Intensa attività contro i franchi tiratori, in particolare nella zona di S.Gervasio.”
101U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.160; G.Frullini, Firenze est, cit., p.73.
102I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5, Comando Toscano al Comando Polizia Alleata, Firenze 15 Agosto 1944 ore 9.45.
103I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5.
104G.Frullini, Firenze est, cit., p.73.
105C.Fortini, in P. Paoletti, cit., p.90.
106I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T.,  busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.102.
107I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.4.
108 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.103; ibid., busta 4, fasc.5, Comando divisione Potente, Rapporto sulle novità delle 24 ore, ore 18 del 16\8\844, “Una pattuglia della prima compagnia della Brigata Lanciotto composta di quattro uomini attaccava e distruggeva un nido di franchi tiratori fascisti in piazza Savonarola, malgrado il nutrito fuoco di reparti tedeschi arretrati.”
109 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Comando di divisione Potente, supplemento del bollettino del 16-8-44.
110F.Racanelli, Terra di nessuno terra per tutti, Felice Le Monnier, Firenze, 1945, pp.33-51-2;I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.4.
111I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T.,  busta 4 fasc.5, Comando squadra d’azione IV zona, 16-8-44.
112”Corriere Alleato, Edizione speciale per Firenze”, 16 agosto 1944.
113I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Bollettino Operazioni n.4.
114I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.6.
115A.Predieri, cit., p.439.
116G.Frullini, Firenze est, cit.,p.74.
117G.Favilli, cit., p.69.
118I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Comando 3° Zona Demozia Cristiana, Relazione delle azioni compite nei giorni 13,14,15,16, e 17 e 18 Agosto 1944.
119I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.104..
120I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4 fasc.5, Comando squadra d’azione IV Zona, Relazione; ibid.,  busta 5, fasc.5\6,  Relazione, cit., p.105, “un nucleo di franchi tiratori nei pressi di via Masaccio, angolo via La Farina, colpiva di sorpresa un gruppo di Patrioti che transitava nella strada. L’intervento di rinforzi delle squadre d’Azione cittadine faceva desistere i franchi tiratori da ogni ulteriore azione mentre tutto il blocco d’abitati veniva circondato e sorvegliato dalle Forze patrittiche. Due feriti tra i patrioti”.
121I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 3, fasc.5.
122I.S.R.T., C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.4.
123U.Cappelletti, Firenze “città aperta”, cit., p.177.
124”Corriere Alleato”, 18 agosto 1944.
125 “Corriere Alleato, Edizione speciale per Firenze”, 19 agosto 1944.
126I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, C.T.L.N., Ispettorato IV Zona, rapporto del giorno 18, “In Piazza Cavour attaccati da franchi tiratori dopo breve combattimento siamo rientrati., Renato Venturini”
127I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 5, fasc.5\6, Relazione, cit., p.109.
128”Corriere Alleato, Edizione speciale per Firenze”, 20 agosto 1944.
129I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Rapporto del giorno 21.8.44.
130”Eighth army news, special front-line bulletin”, N.10, lunedì 21 agosto.
131I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Firemze 22 Agosto 1944, Rapporto del giorno 22.8.44.
132V.Vidrich, in P.Paoletti, cit., p.259.
133I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5.
134I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Firenze 23 Agosto 1944, Riepilogo novità  operative delle ultime 24 ore.
135 I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5, Rapporto giorno 26\8\1944; ibid., Divisione d’assalto Garibaldi Potente, Riepilogo novità operative delle ultime 24 ore, Firenze 26\8\1944.
136I.S.R.T., fondo C.V.L.-C.M.T., busta 4, fasc.5,  Firenze 27\8\1944, Riepilogo novità operative ultime 24 ore; ibid., Novità operative pervenuteci ore 17.30, Firenze 27\8\1944.
137 U.Capelletti, Firenze “
 
 
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TORINO, APRILE-MAGGIO 1945. I ribelli siamo noi.
Luca Tadolini (dal libro "I franchi tiratori di Mussolini")
 
    “Aldo dice 26x1”. Si chiama Piano E 27(2), prevede la presa di Torino da parte delle forze antifasciste, con un doppio attacco contemporaneo da parte delle formazioni cittadine e da parte dei partigiani della provincia. 
    Il 25 aprile 1945, i GAP e le SAP dei sette settori in cui è stata divisa dal comando partigiano la città  iniziano l’insurrezione. Ecco i loro ordini: difendere industrie, ferrovie, ponti servizi pubblici; disturbare il ripiegamento tedesco, disarmando chi si arrende ed “eliminando senza pietà” chi resiste; mantenere l’ordine; “catturare i criminali di guerra, i favoreggiatori, le spie, i responsabili e i profittatori del regime fascista”; eseguire le sentenze dei tribunali di guerra; i prigionieri tedeschi, tranne le SS, saranno consegnati agli alleati; “i volontari fascisti e i prigionieri politici saranno inviati con urgenza ai tribunali di guerra”(3).
    Nonostante le sconfortanti, o meglio disperate, notizie provenienti dalla valle padana ormai percorsa dalle dilaganti colonne alleate, le forze della RSI e tedesche in Torino non abbassano la guardia: il 25, avendo notizia di movimenti partigiani in avvicinamento dal Monferrato   e dalle Langhe, vengono predisposti ventidue posti di blocco intorno alla città, e le truppe vengono poste in allarme(4).
    Convinte di trovarsi di fronte un avversario prossimo a sbandarsi e ad arrendersi -come tra l’altro lascia intendere il Comando Piazza partigiano che afferma che “il nemico è in crisi finale e che i capi tedeschi e i dirigenti fascisti sono in fuga”(5)- le formazioni partigiane torinesi si lanciano alla conquista degli obiettivi stabiliti.
    La sorpresa riesce, e cadono in mano antifascista i principali stabilimenti FIAT, la “Nebiolo”, le “Ferriere Piemontesi”, le stazioni ferroviarie di porta Nuova, Stura e Dora, il Municipio e la sede della “Gazzetta del Popolo”(6). 
    Presto, però, i partigiani si trovano di fronte a due sgradite e impreviste sorprese: i loro colleghi fuori Torino, comandati da Pompeo Colajanni, detto Barbato, non sono entrati in azione, mentre le forze della  RSI e germaniche, invece di ritirarsi, combattono e contrattaccano.   
    Al Comando Piazza partigiano cominciano ad arrivare messaggi che, dietro il trionfalismo d’obbligo, tradiscono il timore che la facile “liberazione” si tramuti in disastro.
    “Quando arriveranno forze partigiane? potremmo fare benissimo da noi, ma purtroppo le munizioni si esauriscono!”, comunica alle ore 12 del 26 Nicola, comandante il 2° settore, e ancora, due ore dopo, “il Comando dell’8a Brigata comunica di essere accerchiata da forze germaniche alla Frigt.”(7)Alle 16.30 del 26, sono in  mano fascista e tedesca i principali punti del centro storico, salvo il Tribunale e la Polizia Economica.(8) Gli insorti antifascisti devono arretrare dalle Officine Savigliano, sono in difficoltà alle Officine R.I.V. Giustina e alle Carceri, i sodati della RSI li attaccano alle Officine Grandi Motori.(9)
    La situazione non migliora il 27: Barbato e i suoi partigiani foranei non si fanno ancora vedere, e il contrattacco italo-tedesco continua.
     Tedeschi e militi della RSI, specie della BN, si battono con grande decisione, tenendo un atteggiamento offensivo per l’intera giornata: attaccano le Concerie Fiorio, le Ferriere Savignano e De Angeli, la Fiat Ferriere, gli stabilimenti Nebiolo, Viberti, Michelin, Elli Zerboni; assediano la Casa dello Studente; riprendono la Centrale Stipel, la Questura, la Caserma Cavour; si mantengono in forza nel centro storico, nella caserma A.Capelli e nella Casa Littoria.(10)
    Dal Comando Militare Regionale Piemontese delle forze antifasciste, giungono ordini che tradiscono l’irritazione per le difficoltà incontrate: “Concentramento delle maggiori forze, segnatamente per quanto riguarda l’artiglieria e mortai contro la caserma A.Capelli (sede della omonima Brigata Nera, NDR) prima e successivamente contro la federazione (Casa Littoria). Si conferma che tutto il personale ivi asserragliato deve essere sterminato.” (11) I fascisti di Torino si dimostrano un osso duro per gli uomini del CLN, costretti a combattere e morire praticamente a guerra finita. “La marmaglia di tutta l’Italia si era concentrata a Torino, i fascisti peggiori”(12) sono qui sfollati dalla Toscana e dal Centro Italia, e non hanno nessuna intenzione di arrendersi.
    Nel pomeriggio del 27 i massimi esponenti del fascismo torinese tengono l’ultimo consiglio di guerra. In città ci sono ancora circa 30.000 fascisti, è possibile resistere ancora per giorni, magari arrendersi agli anglo-americani, oppure uscire in massa dalla città e dirigersi verso la Lombardia, eseguendo le ultime disposizioni che prevedono il ripiegamento verso la mitica Valtellina. Prevale quest’ultima soluzione, sostenuta dal comandante della GNR, colonnello Cabras(13).
    Così, nella notte fra il 27 e il 28, fascisti e tedeschi si riuniscono ai Giardini Reali, fino a formare una colonna di parecchie migliaia di uomini, comprensiva di familiari, scortata da decine di carri armati,  che esce da Torino, sfondando ogni resistenza partigiana(14).
    Rimane, invece, il commissario del PFR Solaro e  con lui altri fascisti con il fucile.
    Andato via (invitto?) il nemico nazifascista, i membri del CLN, nascosti fino a poco prima nella Conceria Fiorio, si dirigono verso il centro per prendere possesso ufficiale della città liberata e insediarsi nella prefettura.
    Alle ore sette del mattino, una colonna di macchine scortata dai partigiani parte dalla Conceria, muovendosi a passo d’uomo, con a bordo il nuovo prefetto, Pier Luigi Passoni. Imboccata via Cibrario, nella Borgata Campidoglio, la colonna, con tanto di partigiani armatissimi seduti sui parafanghi, è investita da colpi di arma da fuoco sparati dall’alto, dalle finestre o dai tetti: sono entrati in azione i franchi tiratori torinesi.(16)
    Che anche a Torino vi fossero franchi tiratori, i partigiani ne avevano avuto prova fin dai primi giorni dell’insurrezione. Nei quartieri, infatti, che erano stati conquistati dagli insorti o sgombrati dai reparti militari della RSI o dei tedeschi, si segnalava una resistenza da parte di singoli individui che cecchinavano dagli edifici più elevati. Franchi tiratori venivano, così, individuati nella giornata del 26 e del 27, nel  II settore(17). Nel IV Settore, il 26, il 3^btg. Mario Zulian 1^ brg. Felice Cima, “con la collaborazione dei SAP cacciava ed eliminava sette fascisti cecchini annidati nelle case del C. Regina Margherita”.(18) Dalla divisione Augusta “furono snidati e fucilati sul posto tre franchi tiratori, che costarono a noi ben tre feriti fra cui uno gravissimo”(19). La brigata collinare Nino Micheletti, sempre dell’Augusta, “snidò alcuni gruppi di franchi tiratori nelle case di corso Belgio che furono fucilati sul posto,(...)fu rastrellato il cimitero nel quale furono snidati tre armati Repubblicani che furono fucilati sul posto, mentre una squadra in perlustrazione negli abitati individuò un elemento dell’UPI che venne fucilato sul posto”(20). “Nuclei non ancora identificati” di resistenza erano presenti nella stessa giornata anche nel V° Settore, alla destra del Po;  il 27, franchi tiratori con armi automatiche tengono il crocevia tra via Madama Cristina e via Accademia Albertina(21). Nella notte fra il 27 e il 28, “un colpo sparato da una finestra” uccideva un partigiano della brigata Carlo Marx(22). Cecchini tengono sotto il loro fuoco anche il cortile della Conceria Fiorio, quartier generale antifascista(23), sparando da una casa di via Galvani: il 28, addirittura, il CLN dovrà mandare alcuni suoi uomini a trattare con i franchi tiratori che fanno fuoco sulla Fiorio per permettere al prefetto e alle altre autorità di uscire e raggiungere i palazzi del governo(24).  
    Dietro la ragnatela dei franchi tiratori sarebbe il commissario straordinario  del PFR per il Piemonte, Giuseppe Solaro, deciso sostenitore di una resistenza ad oltranza nella città. Difficile dire quanti siano i fascisti sui tetti del capoluogo piemontese: si arriva a dire 2000, altri dicono 200(25); se, molto probabilmente, non sono migliaia, certamente non mancano di fegato per lanciare la loro sfida in una metropoli operaia, già sgombrata da tutti i reparti dell’Asse e in procinto di riempirsi di migliaia di partigiani piemontesi e di soldati alleati. 
    Cosa attende gli italiani che hanno deciso di divenire franchi tiratori, peraltro, è scritto nell’ordinanza n.2 della Giunta Regionale di Governo per il Piemonte:
    La colonna delle auto del CLN, con a bordo il primo prefetto della Torino liberata, ora è in piazza Statuto, prende via Garibaldi, senza che le fucilate dei franchi tiratori diano tregua. In piazza Castello è peggio: i partigiani sono già dentro la prefettura, le auto si fermano, il prefetto corre all’interno inseguito dalle pallottole(27). Non hanno migliore sorte il nuovo sindaco Giovanni Roveda e il suo vice, Ada Marchesini Gobetti. Anche loro attraversano Torino sulle auto del CLN, applauditi da una parte, presi a fucilate dall’altra. Apre la loro colonna un camion pieno di partigiani armati, seguono le auto delle autorità, poi altri camion di partigiani. Devono andare in Municipio, ma in piazza di Città i franchi tiratori hanno scatenato una tale battaglia, che decidono di andare in prefettura. In piazza Castello, appena scendono dalle macchine, i franchi tiratori aprono il fuoco dai tetti delle case vicine. I partigiani della scorta rispondono con tutte le armi disponibili, dai mitra ai bazooka. La Gobetti, in stato di euforia per la “liberazione”, non vuole saperne di mettersi al riparo:“ai cecchini chi ci crede!”, dice. I partigiani urlano “copritevi! nascondetevi!”, “buttatevi in terra! riparatevi dietro le macchine!”. Una tregua nella sparatoria consente al sindaco e alla sua spavalda vice di entrare in prefettura, dove è già il Passoni. Fuori le sparatorie riprendono. Solo a pomeriggio avanzato raggiungono alla spicciolata il Municipio. Roveda si insedia, ma i franchi tiratori non mollano la presa e arrivano a fare a pezzi i vetri dello studio del segretario, che sta a fianco di quello del sindaco(28). Più tardi, dopo aver colloquiato con Roveda, la Gobetti decide di uscire, ma gli uscieri davanti al portone sbarrato la sconsigliano: “sparano! ci sono i cecchini!”. La vice non ascolta ragioni, esce egualmente: lei ai cecchini non ci crede. Imbocca via Garibaldi, deserta. I partigiani la fermano dicendole “non si può andare in via Garibaldi, ci sono i cecchini!”. La Gobetti, mostra la carta del CLN, e va avanti. Quattro passi, un sibilo, una pallottola sfiora i capelli della vice-sindaco partigiana e si conficca nel muro della casa accanto. Adesso ci crede: a Torino, il 28 aprile 1945, i franchi tiratori sparano ancora(29).
   Al Comando Piazza si reagisce con durezza contro l’imprevista fucileria che viene a rovinare l’entrata dei massimi esponenti antifascisti in piazza Castello e vengono immediatamente prese le contromisure:
     Immediatamente i partigiani si accingono al rastrellamento:
    La zona di corso Garibaldi viene rastrellata dai garibaldini della 1a brigata Felice Cima: “il mattino alle ore 6 del 28 ci prepariamo per marciare verso il centro, durante il percorso venimmo fatti segno da parecchi franchi tiratori, in via Garibaldi e vie adiacenti, tanto da obbligarci a rastrellare tutta la zona, in questa occasione catturando con armi alla mano 11 franchi tiratori, parecchi di questi furono fucilati sul posto.”(32). 
    Man mano che i partigiani completano l’occupazione della città, i franchi tiratori entrano in azione.
    Quando le formazioni della XIV Div. d’Assalto Garibaldi “Sulis”  -le brigate 48^ e 179^, ed il distaccamento Urano- percorrono via Nizza, Corso Massimo D’Azeglio e via Madama Cristina avvengono “furiose lotte”(33). I combattimenti iniziano intorno fra le ore 8 e 8.30: la “completa liberazione”(34) di via Nizza avviene verso le 10.30. “Resistenza:Forte”(35) è il commento dei partigiani della 179^ Lamberti e dell’Urano. La “liberazione” via Madama Cristina, completata alle 9.30, è invece compito della 48^ Dante Di Nanni, che rimane fino alle 14.00 a combattere a Porta Nuova. Lo stesso mattino, sempre nei pressi di Porta Nuova, in via Principe Tommaso, i sappisti del 3° Settore sono impegnati in “un’ora di fuoco in via Principe Tommaso su fascisti che erano costretti a ritirarsi”(36). I franchi tiratori catturati “durante le azioni di normalizzazione” sono “sette dalla 179^ e otto dalla 48^, quasi tutti armati; tutti passati per le armi”.(37)
    A partire dalle 8 del mattino, “forze della ex G.L., forze della ex autonoma De Vitis, forze della ex 3^Garibaldi” inziano a rastrellare la “zona compresa fra Corso Re Umberto e Corso Castelfidardo partendo da Corso Peschiera verso Corso Vittorio Emanuele”.(38) “Resistenze nazifasciste” sono segnalate nei villini fra corso Re Umberto e corso Vinzaglio, nel III° Settore, dove sono impegnati 50 uomini della 2^brg. Rocci Italo.(39) In queste strade la  SAP Matteotti attacca un gruppo di 5 cecchini, ricuperando tre mitra.(40) I franchi tiratori combattono anche in corso Galileo Ferraris,  fino al crocicchio con corso Vittorio Emanuele II.(41)    
     In prima mattinata, tiratori sono segnalati ai Giardini Reali, in via Cigna, in via della Consolata e altrove(42). Addirittura si rende nota la presenza di “agenti provocatori fascisti vestiti da garibaldini” che aprono il fuoco sulla popolazione e i partigiani.(43)
    Il comando partigiano dà immediatamente disposizioni dirette a stroncare senza mezzi termini questa resistenza fascista dopo la liberazione. 
    Poi si ordina di chiedere ai franchi tiratori la resa attraverso la Radio Torino: “Si invitano perentoriamente i franchi tiratori a cessare immediatamente qualsiasi resistenza pena la fucilazione. Tutti coloro che sono trovati in possesso di armi, se non appartengono al C.V.L. saranno immediatamente fucilati.”(44)  Ma chi è rimasto volontariamente a Torino per continuare a combattere difficilmente crede nella resa(45). Alle ore 18.30, il comando della 45a divisione alpina Sergio Toja comunica che “sono stati catturati e giustiziati 9 cecchini trovati armati. In due casi si è dovuto impiegare il mortaio da trincea, con ottimi risultati”.(46)
    Nel II Settore, si cerca di eliminare i “purtroppo numerosi” franchi tiratori.(47)
    Anche nel V Settore, quello al di là del fiume Po, il vice-comandante, Piero Vallarino Gancia, dispone vengano “impartiti ordini severissimi a tutte le formazioni dipendenti circa l’eliminazione di Franchi Tiratori senza spreco eccessivo di munizioni”.(48)
    La brg. Nino Micheletti div. Augusta nella giornata cattura “un numero imprecisato di elementi della Brigata Nera che furono consegnati alla 103^ brigata (Garibaldi?) e fucilati”; “la squadra [sempre della Micheletti, n.d.r.] inviata con una autovettura al Comando Divisione fu attaccata dai franchi tiratori: la squadra reagì immediatamente e catturò due di essi che consegnò ad un reparto di Polizia transitante”; in altra azione di questa formazione “vengono attaccati elementi della Brigata Nera che scavalcata la cinta del Cimitero di Torino cercavano di operare ai danni delle pattuglie colà dislocate: l’azione fu difficile e pericolosa, si estese nella zona boschiva e gli elementi nemici furono dispersi, uno di essi fu catturato e fucilato”(49).
    Alle ore 18, si spara ancora nella Borgata Capidoglio, come riferisce il giornale liberale l’ ”Opinione”: “In via Balme, verso le 18, quattro militi della Brigata Nera aprivano improvvisamente il fuoco contro alcune persone ferme all’angolo della via. Mentre atterrito il gruppo si disperdeva, i fascisti insistevano nella sparatoria ferendo alla gamba un giovane che stramazzava al suolo dinanzi agli occhi della madre e della sposa affacciate alla finestra. I quattro militi si avvicinavano  e dopo aver depredato il poveretto del portafogli e dei documenti, lo finivano a colpi di mitra.”(50)
    A fine della giornata del 28, il CLN si rende conto che, per l’ennesima volta, a liberazione annunciata di una città italiana, vi è chi non cessa di battersi. La reazione è rabbiosa. Il Comando Piazza antifascista non esita ordinare subito la “rappresaglia” contro gli irriducibili difensori di Torino:
    Nella Torino di fine aprile 1945, può veramente apparire assurdo, incredibile, che vi siano ancora italiani pronti ad iniziare la loro guerriglia dai tetti. Incredibile, forse, ma vero. Il CLN sa che con questi uomini la questione non si risolve nel giro di ore; ci vorranno giorni per vincerne la resistenza.
    Il 29 aprile, il CLN ordina l’esecuzione di Giuseppe Solaro. L’esponente del PFR non ha lasciato Torino con la grande colonna della notte fra il 27 ed il 28. I partigiani della 19a brigata Garibaldi l’hanno catturato il 28 in una cantina. Il processo si svolge nella caserma Podgora, sede della 19a brigata(52). Condannato a morte dal tribunale di guerra, per lui il CLN fa un eccezione: non verrà fucilato, ma impiccato. Alle ore 13, mentre alcune centinaia di persone si accalcano per linciarlo, lo impiccano ad un albero di fianco alla caserma Riva di via Cernaia, dove settimane prima erano stati impiccati dei partigiani(53).
    Neanche l’uccisione del loro capo ferma i franchi tiratori fascisti di Torino.
    Le formazioni SAP, che meglio conoscono le vie cittadine “sono mobilitate per  l’ordine pubblico e nell’antiguerriglia contro i numerosi franchi tiratori che tentano di portare lo scompiglio fra le nostre file”.(54)
     Quello stesso giorno, sembra che i franchi tiratori sparino ancora a Porta Palazzo, in piazza Castello: “Al Comandante Burlandi. Ti prego di inviare, muniti di armi automatiche, a controllare se è vero che a Porta Palazzo- Piazza Castello vi sono fascisti che sparano sulla folla. Se è vero, procedere alla loro eliminazione. Il Comando Piazza.”(55) Nel IV Settore, per tutto il giorno gli uomini della divisione Sergio Toja sono impegnati a rastrellare i cecchini che operano nella zona56. Lo stesso reparto svolge “dalle ore 3 alle ore 4 circa azione leggera contro un cecchino della zona, nelle ville tra Corso Peschiera, Corso Duca di Genova, Corso Galileo Ferraris e Corso Re Umberto”.(57)   “Un Tenente Brigata Nera che cecchinava da una finestra di via Po veniva catturato e impiccato sul posto” dai partigiani della 113^brg.42^div.Tonali Amedeo.(58) Anche in via Dalmazzo, un franco tiratore subisce il medesimo macabro rituale dell’impiccagione dalla finestra da cui aveva scelto di combattere.(59)
     Nel Borgo San Paolo operano nuclei di franchi tiratori composti interamente da donne(60). Nella zona della Barriera S.Paolo, un gruppetto di donne si è dato a sparare all’impazzata, fino a quando i partigiani non sono riusciti ad averne ragione.(61)
    Il Comando del distaccamento arditi Alvaro della 19a brigata Giambone invia al comandante della brigata, Mario, la seguente relazione sui combattimenti coi tiratori fascisti nella giornata del 29:
   Attraverso tetti e scantinati i franchi tiratori si tengono in continuo movimento, dimostrando di conoscere in modo approfondito il terreno su cui operano, e di sapersi sottrarre alle retate dei partigiani. Le autorità antifasciste sembrano coscienti di quanto può rivelarsi pericolosa questo tipo di guerriglia, e non lesinano rigorose disposizioni per combatterla:
    Inutile ripetere che in questa resistenza alla rovescia -in cui sono i fascisti a battersi da guerriglieri, da ribelli,  tendendo agguati ai pattuglioni ciellenisti- sono eliminati come  presunti franchi tiratori o presunti fascisti molti torinesi innocenti.
    Anche la giornata del 30 è spesa contro i franchi tiratori:
    Nel IV Settore, un reparto del Gruppo Divisioni Augusta, durante un trasferimento da palazzo Carignano alla scuola di guerra, cade in un’imboscata dei franchi tiratori appostati in una casa diroccata: la macchina con a bordo il commissario di guerra, Mario Brach, e il comandante di battaglione, Giacomino Cordero, viene centrata dalle raffiche dei fascisti, sbanda e si capovolge; nella successiva sparatoria, il commissario viene ferito ripetutamente -sarà ricoverato all’ospedale Maria Vittoria-, il comandante solo leggermente alla testa e alla mano, mentre un altro partigiano, Picca Piccon Antonio, rimane in pericolo di vita(66).
    Il CLN emana e fa pubblicare la seguente ordinanza:
    Il Comando Piazza richiede a tutti i settori la “lista dei giustiziati”. Ecco quella dei sappisti della IV Settore.
     Il 1° maggio, viene rastrellata via Bertola, dove il 30 era stato ucciso dai franchi tiratori il Vice Comandante Jimmy della Dante Di Nanni. All’azione prende parte la 212^ Maruffi.(69)Nel vicino corso Valdocco vengono individuati 6 franchi tiratori. Altri franchi tiratori continuano a battersi in piazza Castello, in piazza S.Carlo e fra i ruderi della Filarmonica.(70) 
    Il 2 maggio, i franchi tiratori sparano ancora. A Palazzo Cisterna si riunisce la Giunta regionale di Governo. Vi partecipa il CLN, il Prefetto, il Questore e il colonnello John M.Stevens, Capo della Missione alleata. Fra gli argomenti trattati anche il problema franchi tiratori: Stevens chiede al questore se le forze di polizia rinforzate dai partigiani sono in grado di liquidare il cecchinaggio. Il questore risponde affermativamente. Il prefetto propone di costituire squadre partigiane destinate esclusivamente alla lotta ai cecchini. Interviene poi Amedeo Ugolini, del P.C.I., che sostiene la necessità di mantenere attivi i tribunali popolari, pena la continuazione delle attività fasciste: “dobbiamo tenere presenti le difficoltà costituite dal cecchinaggio per il quale non cadono civili ma proprio partigiani i quali si prestano animosamente ad andare nelle case a snidare questi franchi tiratori.”(71).
    Lo stesso giorno il Comando Piazza  emette  direttive per la lotta ai franchi tiratori nell’intera città di Torino:
    Dopo cinque giorni di liberazione, tutti i settori  partigiani sono ancora impegnati a vincere la resistenza dei tiratori torinesi, aggrappata ai muri, alle tegole, ai camini, alle cantine, allo stesso sottosuolo di Torino; il CLN deve mettere in campo oltre 1500 uomini per stanare i franchi tiratori dai loro ridotti di irriducibilità; devono imporre misure da stato di emergenza che mal si adattano all’immagine già mitizzata della città insorta come un sol uomo contro un nemico straniero ed estraneo. Ecco ancora un ordine ciellenistico alla popolazione:
    Il 4 maggio, il comandante Marsili Felice del III°Settore trasmette ai reparti una circolare con le specifiche indicazioni per il rastrellamento dei cecchini:
    Come si può osservare, dai termini e dal tono utilizzati per impartire gli ordini, in queste ultime ore di guerra sembra che i ruoli si siano invertiti: ora sono gli antifascisti, di fronte alla seppur residuale ipotesi di una guerriglia urbana, a minacciare la distruzione dell’avversario senza tenere conto delle regole di guerra, ovvero utilizzando gli strumenti più estremi consentiti dai trattati internazionali.                                 
     Difficile dire quanti scontri tra partigiani e fascisti avvengono a Torino in questi giorni del maggio ‘45. Nelle proprie relazioni finali ogni brigata partigiana segnalerà, quasi a trofeo, il numero dei franchi tiratori catturati o eliminati: come, per esempio, la 4^ brg. Evasio Godi,  che vanta “8 franchi tiratori catturati”, probabilmente nel 1° Settore.(75)
    Ancora l’8 maggio, viene segnalato uno scontro notturno in occasione di una perlustrazione da parte due squadre della brigata Deangeli:
    Di nuovo, dal 7 al 9 maggio, tutti i Settori partigiani sono allertati per la segnalazione di “una macchina Topolino verniciata in nero e targata 4070 con a bordo tre fascisti repubblicani”.(77)
    Nonostante la fantomatica Topolino fascista, ormai la battaglia dei franchi tiratori torinesi è giunta la termine.   
    Così, il 15 luglio, il Comando del IV Settore relazionerà al Comando Militare Regionale Piemontese in merito alla battaglia dei franchi tiratori torinesi:
     I partigiani tornano ai loro paesi da Torino col vivo ricordo di quegli ultimi fuochi.
    Alcuni di loro avranno riconoscimenti militari per le loro azioni contro i franchi tiratori, come il sappista Salza Felice, che  si guadagna la seguente segnalazione: “Alcuni colpi di pistola sparati da una abitazione privata, attirava l’attenzione del suddetto compagno [Salza Felice, n.d.r.], il quale, sapendo che si trattava di un elemento fascista non esitò di preoccuparsi della cattura. Malgrado la sparatoria fosse accanita, con spirito veramente degno di esaltazione, si portò nell’abitazione del famigerato fascista che purtroppo riuscì ad eclissarsi; fu però nuovamente scoperto e, per quanto l’impresa fosse rischiosa non rendendosi neppur conto del male che poteva procurarsi, balzò dal primo piano sul fascista catturandolo per poi freddarlo subito.”(79)
    Gli altri, i franchi tiratori, rimangono sulle strade, anonimi corpi crivellati di proiettili, in attesa di un’anonima sepoltura. L’unica loro memoria sarà nel ricordo di chi li ha uccisi.  
    L’ultima parola, dunque, ad un semplice partigiano, uno di quelli che ha combattuto, ucciso e fucilato i franchi tiratori di Torino. Il suo racconto ne riassume in qualche modo l’intera vicenda. Nelle semplici e franche parole di questo milite antifascista, il franco tiratore, il cecchino, prima rappresentato dal semplice  rumore di una raffica, poi da un’ombra sui tetti, diviene, infine, uomo capace di una dignità tale da conquistare il rispetto del suo mortale nemico. 
    Ecco il brano:
 
 
NOTE:
 
1Pisanò, cit., p.765.
2G.Vaccarino-C.Gobetti-R.Gobbi, L’insurrezione di Torino, Guanda, Parma, 1968, p.216.
3G.Vaccarino, cit, pp.217-9.
4G.Pisanò, cit., p.1624.
5G.Vaccarino, cit., p.217.
6G.Pisanò, cit., p.1626.
7G.Vaccarino, cit, p.227-230.
8G.Vaccarino, cit., p.231.
9G.Vaccarino, cit., pp.235-6-7.
10G.Vaccarino, cit., pp.238-245-254-262-263-4-274-278.
11G.Vaccarino, cit., p.278.
12G.Padovani,La liberazione di Torino, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1979, p.166.
13G.Pisanò, cit., p.1626.
14G.Pisanò, cit., p.1626; G.Padovani, cit., p.182.
15G.Vaccarino, cit., p.284.
16G.Padovani, cit.,p.183; G.Vaccarino, cit., p.41; G.Pisanò, cit., p.1627.
17G.Vaccarino, cit, pp.226-243.
18I.S.R.P., busta C10, fasc.E, Relazione sulle azioni svolte dal 25\4\45 al 30\4\45.
19I.S.R.P., busta B26,fasc.G, Relazione sull’attività dei reparti, prot.n.881\op, 30\4\45
20I.S.R.P., busta B26, fasc.G, Relazione sull’attività dei reparti, Brigata Collinara Nino Micheletti, 30\4\1945, Il Commissario di Guerra Dott. Giocondo Giacosa, Dino.
21G.Vaccarino, cit., pp.270.
22I.S.R.P., busta B26, fasc.G, Prot. n.515, 28\4\45.
23Manin Fiorio Barattieri, in G.De Rege di Donato, Una azienda torinese nella resistenza: la conceria Fiorio, p.42. 
24G.De Rege di Donato, cit., p.68.
25G.Pisanò, cit.,p.1626; N.Adduci, Fascisti, in Città di Torino-Regione Piemonte-Istituto Storico della Resistenza in Piemonte,Torino  in guerra, p.154.
26I.S.R.P., busta B26, fasc.G; G.Agosti, Aspetti della resistenza in Piemonte, Books Store, Torino, 1977, p.455.
27P.L.Passoni, in G.Vaccarino, cit., p.41; G.Pisanò, cit., p.1627; P.Greco, Cronaca del Comitato Piemontese di Liberazione Nazionale, in Aspetti della resistenza in Piemonte, pp.151-2.
28G.Roveda, L’insurrezione di Torino e del Piemonte, in Rinascita, gennaio 1946, p.14.
29A.Marchesini Gobetti, in G.Vaccarino, cit., p.47; A.Marchesini Gobetti, Diario partigiano, p.409ss; P.Secchia, Aldo dice 26x1, Feltrinelli, Milano ,1963, p.110.
30I.S.R.P., busta B26, fasc. F.
31Ibid.
32I.S.R.P., busta B26, fasc. F, Copia rapporto del 28 c.m. della 1^ Brigata Garibaldi “Felice Cima”.
33I.S.R.P., busta B26, fasc.I, XIV Divisione d’Assalto Garibaldi “Sulis”, Azioni nostra Divisione periodo 24\4-3\5.
34Ibid.
35Ibid
36I.S.R.P., busta B43, fasc.B, Torino 29 Aprile 1945, Com.Unif.3° Settore.
37I.S.R.P., busta B26, fasc.I, XIV Divisione d’assalto Garibaldi “Sulis”, Azioni nostra Divisione periodo 24\4-3\5.
38I.S.R.P., busta B26, fasc.G, 28\4\45 ore 8, Comando IV Zona Piemonte.
39G,Vaccarino, cit., p.283
40G.Vaccarino, cit, p.288
41”L’Opinione”, Torino, 28\4\1945
42I.S.R.P., busta B26, fasc. F, Torino 28 aprile 1945, Oggetto: Rapporto giornaliero.
43I.S.R.P., busta B26, fasc.G, Brigata Collinare Nino Micheletti, relazione sulla attività dei reparti.
44G.Vaccarino, cit., p.299.
45I.S.R.P., busta B26, fasc. F, Torino 28 aprile 1945, Oggetto: Rapporto giornaliero.
46I.S.R.P., busta B26, fasc.G, Brigata Collinare Nino Micheletti, relazione sulla attività dei reparti.
47”L’Opinione”, Torino, 28\4\1945
48I.S.R.P., busta B41, fasc.B.
49M.De Leonardis, Monferrato, in Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, L’insurrezione in Piemonte, Franco Angeli, Milano, 1987, p.445
50G.Padovani, cit., pp.192-3; G.Roveda, cit., p.13; G.Vaccarino, cit., pp.318-9;
51I.S.R.P., busta 26B, fasc.F.
52I.S.R.P., busta B26, fasc.F, Torino, 28 aprile 1945, Leo della S.A.P.Matteotti .
53G.Vaccarino, cit, p.299.
54I.S.R.P., busta B26, fasc.F, Relazione sulla situazione del settore al giorno 29 Aprile 1945- ore 8.
55I S.R.P., busta B26, fasc. F, Oggetto: difesa città, Torino, 24 aprile 1945.
56G.Vaccarino, cit., pp.321-2-3;
57I.S.R.P., busta B26, fasc.G, Relazione-situazione.
58I.S.R.P., busta C10, fasc.E, Relazione attività della 113^Brigata, 30\4\45.
59”L’Opinione”, Torino, 30.4.45.
60G.Pisanò, cit., p.1627.
61”L’Opinione”, Torino , 30.4.45.
62Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia-Istituto Gramsci, cit., p.699.
63G.Agosti, cit., p.457.
64I.S.R.P.,  busta B26, fasc.F.
65I.S.R.P., busta B26, fasc.G.
66I.S.R.P., busta B26, fasc. F, Oggetto: ferimento patrioti, Torino 2 Maggio 1945.
67G.Pisanò, cit., p.1628.
68I.S.R.P., busta B41, fasc.B.
69I.S.R.P., busta B26, fasc.I, XIV Divisione d’Assalto Garibaldi “Sulis”, Torino 9\mggio\1945, Azioni nostra Divisione periodo 24\4-3\5 
70”L’Opinione”, Torino, 2\5\45.
71G.Vaccarini, cit., pp.339ss..
72I.S.R.P., busta B26, fasc.G.
73G.Pisanò, cit., p.1624.
74I.S.R.P., busta B26, fasc. G.
75.S.R.P., busta B43, fasc.B, Attività e azioni principali della Brigata, Torino Ottobre 1945.
76I.S.R.P., busta B43, fasc.A.
77I.S.R.P., busta B26, fasc.F, prot.982\OP.
78I.S.R.P., busta B41, fasc.B, Relazione sulle operazioni preinsurrezionali ed insurrezionali svolte dal IV Settore per la liberazione di Torino. 
79 I.S.R.P., busta B43, fasc.B, Comando 33^ Brigata Pietro Ferrero, Rapporto informativo militare al comitato di liberazione presentato dal 1°-2°-3°-4° Distaccamento.
80F.Del Boca, Il freddo, la paura e la  fame. Ricordi di un partigiano semplice, Feltrinelli Editore, Milano, 1966, pp.166-7-8.
 
 
STORIA DEI FRANCHI TIRATORI DELLA RSI L'ultima resistenza popolare all'invasione angloamericana nelle città di: Napoli, Firenze, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Torino [stralcio da]. Luca Tadolini. Edizioni:  All'insegna del Veltro. Giugno 1998, pgg. 207 , Lire 30.000.
 
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 I FRANCHI TIRATORI NEL GIUDIZIO DEI LORO AVVERSARI
Luca Tadolini (dal libro "I franchi tiratori di Mussolini")
 
 
    Chi erano i franchi tiratori per i loro nemici?
    Come furono giudicati e rappresentati dagli autori partigiani?
    Per rispondere a questi quesiti occorre scorrere le cronache della Resistenza italiana, e trovare quei fuggevoli e frettolosi  giudizi dedicati all’estrema compagine umana dei franchi tiratori.
    Dalla letteratura e dalla storiografia antifascista emergono, a grandi linee, tre gruppi di valutazioni, che esprimono differenze anche di un certo rilievo. 
    Salve alcune isolate eccezioni, in genere, questi giudizi sono spesso lasciati cadere fra le righe con sufficienza, come si conviene a qualcosa di scarsa importanza, che non merita interesse. Un disinteresse e una superficialità che sembrano rimandare alla condanna generale, già pronunciata e irrevocabile, che colpisce alla radice i fascisti in tutte le loro manifestazioni. 
    La prima categoria di giudizi tende a dare un’immagine criminale dell’attività dei franchi tiratori e di chi in qualche modo può averne promosso l’azione. In questo senso, il franco tiratore diviene l’incarnazione del fascismo come male assoluto: uccide civili innocenti, prediligendo obiettivi innocenti e deboli come donne e bambini; semina violenza e morte con innata, compiaciuta, gratuita  ferocia e crudeltà; agisce con vigliaccheria, colpendo alle spalle, e a tradimento;  svolge la sua malvagia missione non contro un esercito nemico, ma contro il suo stesso popolo, come se fosse l’ultimo aguzzino di un regime tirannico. 
    Ecco alcuni esempi di questo tipo di approccio, che addirittura mette in discussione l’utilizzo dello stesso termine di <franco tiratore>:
Sui franchi tiratori napoletani:
 Sui franchi tiratori di fiorentini:
Sui franchi tiratori reggiani:
Si noti nei brani che fanno riferimento agli eventi napoletani, la condanna nei confronti dei franchi tiratori per  quelle tecniche di guerriglia che costituiscono il modo di operare per eccellenza del movimento partigiano: mi riferisco all’utilizzo della sorpresa e dell’imboscata, e al fatto di trovare rifugio e mimetizzazione tra la popolazione civile.   Senza dimenticare, peraltro, che le forze antifasciste napoletane posero in essere anch’esse azioni di cecchinaggio contro i tedeschi, come prova la seguente testimonianza raccolta da Gino De Sanctis: “Vede quei fori attorno a quella finestra -alza la mano a indicare- vede quell’altra finestra sfondata? (eravamo a via dei Mille), i tedeschi hanno cercato di beccarci ma non ci sono riusciti. Eravamo appostati alla terza finestra e da là cecchinavamo, ad uno ad uno; ogni colpo studiato Non gradivano questo gioco.” (G. De Sanctis, Brani di un diario dimenticato, in Le quattro giornate, p.144).
Ancora un brano sui tiratori fiorentini:
Per il chi combatte contro gli Alleati e gli antifascisti, quindi, la resistenza a oltranza diviene un atto criminale. Egli non ha diritto a combattere per difendere il suo suolo o la sua idea. Se l’alleato germanico, ritirandosi, toglie la possibilità della vittoria militare, ogni ulteriore volontà di resistenza dell’italiano diviene violenza gratuita, crudeltà, ferocia. Strano criterio di valutazione. Certamente mai applicato sul versante opposto, dove ogni episodio di sacrificio e di estrema resistenza militare, in condizioni di irrimediabile inferiorità militare, al nazifascismo, è sempre stato considerato eroico e nobile.
Questo primo giudizio, il franco tiratore come combattente criminale, riposa su un pregiudizio politico-ideologico, il fascismo come male assoluto, che accompagna una certa storiografia partigiana ancora mentalmente in stato di guerra civile e totale. In questa dimensione, di guerra totale appunto,  al  nemico nulla può essere concesso, sia dal punto di vista di comprensione delle sue motivazioni, sia dal punto di vista di una valutazione serena del suo comportamento sul campo di battaglia.
Questo stato di cose è accentuato dal fatto che questo nemico è un avversario ideologico, appartenente al medesimo popolo e alla medesima nazione di chi lo combatte. Il mito della Resistenza, secondo il quale il popolo italiano si libera dalla tirannide fascista e dall’invasore nazista, non può tollerare che esista un altro popolo italiano che combatte per il fascismo e per difendere l’Italia dall’invasione alleata. Certamente, nello specifico, non può neppure prendere in considerazione che, nel momento più sacro del mito della Resistenza, cioè l’insurrezione popolare diretta a liberare una città italiana, vi siano dei cittadini italiani che quella stessa “liberazione” combattono. Di qui il problema di affrontare il fenomeno franchi tiratori, senza offendere i dogmi del mito resistenziale. Alcuni autori, di fronte alle considerazioni di cui sopra, preferiranno ignorare l’esistenza dei tiratori fascisti: così farà il regista Loy in una pellicola sulle Quattro giornate, sollevando le proteste degli stessi partigiani che non capivano perchè non comparivano mai i loro nemici fascisti. Altri sceglieranno di inserirli nelle cronache partigiane, secondo una rigorosa demonizzazione, come abbiamo visto. In quest’ultimo senso, il franco tiratore poteva anche ritornare utile al mito resistenziale, costituendo un’ulteriore manifestazione di malvagità del nemico alla cui distruzione il partigiano era chiamato ad operare nella sua epopea liberatoria. Non dimentichiamo, infine, che l’italiano che spara sulla liberazione viene sempre definito franco tiratore, rimane un cecchino, un combattente isolato, che combatte nascosto,  figura, quindi, incapace di infastidire l’immagine sempre corale e collettiva, impersonante un movimento di popolo, che la Resistenza si è data.
 
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Estremamente più interessante, è la seconda categoria di giudizi, dove possono ricomprendersi gli autori che si pongono  problematicamente il quesito dell’identità e dell’entità dei franchi tiratori. Costoro, certamente pochi, pur partendo da dichiarate convinzioni antifasciste, non esitano a mostrare interesse per il cecchinaggio fascista. Non a torto, essi sono coscienti di trovarsi di fronte ad uno degli aspetti più oscuri e sconosciuti della guerra, e questo li stimola a porsi delle domande sull’evento.
Vediamo qualche citazione:
E ancora:
Sui franchi tiratori reggiani:
Ora l’approccio ai franchi tiratori avviene in senso dubitativo: l’ipotesi che si sia trattato della ennesima  manifestazione malvagia del fascismo-male assoluto è solo una delle possibili spiegazioni, e, sembra di capire, nemmeno la più convincente. L’analisi, naturalmente, è ancora viziata da pregiudizi antifascisti, che fanno collegare, per esempio, la presenza di donne fra i tiratori fascisti all’elemento fanatismo. Siamo, tuttavia, di fronte ad un atteggiamento di studio, di ricerca, che almeno concede dignità storica alla vicenda. Si comprende che è avvenuto qualcosa di imprevisto, che secondo le Scritture resistenziali non sarebbe dovuto esistere. E che in ultima analisi la storiografia antifascista non riesce ancora a spiegare.
La terza categoria di valutazioni non discute il perchè dei franchi tiratori, ma ne riconosce il sacrificio, il coraggio, la tenacia. Può essere esemplificata come il giudizio che un  soldato riserva al proprio nemico, un giudizio da combattente a combattente. Nessuna concessione sul piano politico-ideologico, restano sempre nemici, dalla parte avversa, sbagliata si ripete, ma se ne riconosce il valore delle armi, il modo in cui si è saputo combattere e morire; ovvero, se non si vuole concedere l’onore delle armi, si riconosce la coerenza, la decisione nella scelta compiuta, pur condannandola negli ideali e negli scopi.
Sui franchi tiratori napoletani:
Sui franchi tiratori fiorentini:
Sui franchi tiratori reggiani:
Un’accenno al coraggio dei franchi tiratori compare anche nell’articolo di Francesco Pistolese intitolato Vigliaccheria dei gerarchi fascisti: nella lunga sequela di ritratti con cui l’autore dipinge senza ombra di dubbio la generale viltà dei fascisti, da Mussolini ai soldati RSI, solo nei confronti dei franchi tiratori torinesi si lascia scappare un timido riconoscimento di valore:
Così, nel lungo dopoguerra, i vincitori hanno detto dei vinti. Rimane da chiedersi se quanto è stato scritto dopo corrisponda ai sentimenti di allora, quando, ancora ragazzi, col fazzoletto rosso o tricolore, nella torrida estate fiorentina, o nelle radiose giornate di aprile, avevano duellato mortalmente, fra tetti e comignoli, con altri ragazzi in camicia nera.
 
 
NOTE: 
 
1 Si ricorda che questo partigiano della 76aSAP è stato l’unico sopravissuto della gravissima rappresaglia tedesca in località Bettola (RE).
 
 
STORIA DEI FRANCHI TIRATORI DELLA RSI [stralcio da]. Luca Tadolini. Edizioni:  All'insegna del Veltro. Giugno 1998, pgg. 207 , Lire 30.000.
 
Ordinatelo presso l'Editore e lo riceverete franco di porto (citando il nostro sito italia-rsi, le condizioni qui espresse -30.000 franco di porto- e il numero del nostro contatore in cima alla pagina DOMUS).  Edizioni: All'insegna del Veltro, Via Osacca 1, 43100 Parma

I FRANCHI TIRATORI VISTI DALLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
 Luca Tadolini (dal libro "I franchi tiratori di Mussolini")
 
 
 «Franche tiratrici»
 
    “La  “Corrispondenza repubblicana” dirama la nota n.67 dal titolo : «Franche tiratrici».
    Alle 25 donne fatte prigioniere in Firenze durante i combattimenti contro i franchi tiratori fascisti, perfino la Reuter, che non pecca solitamente di eccessiva cavalleria, ha dovuto riconoscere il coraggio strenuo. Esse si sono virilmente battute. E il loro gesto assume un’importanza che va oltre il semplice lato militare e la resistenza armata in una città che gli Anglo-Americani credevano già di avere nelle loro mani senza contrasti, per avere un significato morale, per avere valore di simbolo. Nelle franche tiratrici fiorentine è l’essenza più nuova della donna italiana che si rivela semplice, modesta, chiusa in apparenza nel breve cerchio della famiglia, che non ha avuto velleità suffragistiche di smanie politiche, donna sana, innamorata della sua casa e del suo Paese, di una femminilità che mai da nessuno venne messa in dubbio. Eppure nei momenti decisivi, quando sono in pericolo i valori supremi in cui essa crede, la donna italiana, che non ha l’abitudine alla vita politica della francese, o la passione dello sport dell’inglese, o il senso di avventura di un’americana, questa donna semplice sa sostituire gli uomini e raggiungere il loro livello. Pensa virilmente e virilmente agisce.
    La storia non offre un esempio di così cospicua portata.  Gli episodi in cui la passione patriottica della donna è rifulsa in passato sono tutti altri simboli che escono quasi dalla normalità della vita, della vita quotidiana, per entrare nel regno della leggenda. Vi è un intero gruppo di donne che prende parte all’azione per difendere dall’invasore la propria terra e la propria idea. Ma di qui anche il maggior valore, in senso relativo e assoluto, del gesto. Se un solo schiaffo inflitto ad un intraprendente soldato nemico bastò per parlare di virtù della razza, o addirittura di eroismo, con quale metro si dovrebbe misurare l’episodio delle 25 franche tiratrici? So che si dovrebbero forse usare espressioni mirabolanti che non sono del nostro stile e che comunque suonerebbero false rispetto alla realtà luminosa.
    Erano le franche tiratrici di Firenze delle donne qualsiasi: non politicanti a tutti i costi, invasate dal furore di parte, nè avventuriere reclutate chi sa dove, ma neppure esseri speciali, costruiti di pasta diversa da quella degli altri esseri umani. Fanciulle e signore di ogni ceto sociale.
    Il Daily Mirror nota con stupore come molte di loro, dalle vesti eleganti, rivelassero un’origine distinta, e attribuisce la causa della loro resistenza tenace al fatto di essere figlie di fanatici fascisti.
    Può darsi che la costatazione del giornale inglese sia esatta; ma ciò significherebbe, se mai, soltanto che la tanta deprecata educazione fascista ha dato i suoi frutti e che una continuità ideale esiste per cui da padri fascisti nascono figlie fasciste in cui perpetuano l’idea. Non si potrebbe che provare maggior ammirazione per queste figliole che, mentre i padri, i mariti, i fratelli combattono lontani da casa nell’Esercito, nella Guardia repubblicana o nelle Brigate Nere, o magari già sono caduti per la Patria, si sostituiscono agli uomini prendendo senza incertezza, il loro posto. Ma noi che siamo, più del corrispondente straniero, vicini all’animo degli Italiani possiamo andare più in profondo alla ricerca dei motivi che hanno spinto questo gruppo di fiorentine ad impugnare le armi e affrontare i rischi del combattimento. Ci accorgeremo allora che esse,  come sempre succede per le donne d’Italia, hanno lasciato parlare il loro istinto, che è forse la guida più sicura fra quante spingono all’azione, istinto che le ha portate ad insorgere in un disperato e supremo tentativo di salvare le cose sacre in cui credevano: idee, terra, casa, famiglia. Non hanno gettato sulla bilancia infinitesimale del tornaconto la preoccupazione di come andrà a finire. Non hanno tergiversato di fronte alla spietata realtà, nè sono ricorse a compromessi con le loro coscienze. Dove l’istinto le chiamava esse sono andate, e il loro intuito non era qualcosa di particolare, un dono tutto proprio, un mistero eleusino. Rientrava, anzi, in quell’istinto fondamentale di ogni donna italiana ancora non corrotta per cui esistono valori sacri che vanno difesi ad ogni costo sostituendosi ed aggiungendosi agli uomini nell’impiego delle armi. Per questo noi vediamo in loro alcune fra le tante donne d’Italia, ora ammirando nello stesso tempo le singolari virtù che le trassero a gettare alcuni preconcetti e a entrare, pagando di persona, nella mischia. Parlare di eroismo è forse troppo facile. Noi preferiamo evitare tale vocabolo. Ma il nostro cuore di Italiani si gonfia  di commozione e di orgoglio pensando a queste creature che sanno lottare in nome di un’idea veramente sentita, che, noncuranti dei loro 20 anni e della carne fragile, hanno saputo impugnare un arma e sparare dritto contro il nemico barbaro che ascendeva a portare il terrore nel loro mondo. Fanciulle d’Italia, hanno sentito il peso e la vergogna di un’inerzia che forse il loro senso poteva giustificare. E’ una sferzante lezione per quegli uomini che non vogliono sentirla o che di fronte all’azione mettono in campo  tutti i sotterfugi che la viltà può insegnare. Come più d’una volta, se pure non mai in modo tanto clamoroso, agli sbandati, agli immemori  e ai vili l’esempio viene dalle donne. questa volta dalle gloriose donne di Firenze.
 
( da “Il Corriere della sera”, 16 Agosto 1944)
 
 
STORIA DEI FRANCHI TIRATORI DELLA RSI  [stralcio da]. Luca Tadolini. Edizioni:  All'insegna del Veltro. Giugno 1998, pgg. 207 , Lire 30.000.
 
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